Qualche sera fa, tra i due fratelli Scott abbiamo scelto Ridley. Vuoi perché tra i due inglesi c'è un quid che separa le rispettive, non rispettabilissime, filmografie; vuoi perché la storia che il "maggiore" racconta questa volta, non viene dallo spazio, né dalla guerra, ma in paraggi tutti nostri. Dove la brama di ricchezza e fama travolge senno e dignità. Ridley Scott nel 2021 ha diretto "House of Gucci", speditamente ché lo spettacolo, ridicolo e impietoso, stava già lì.
Fede contro Amore
A conclusione della triplice serata trascorsa con Éric Rohmer, questi ha eluso con eleganza l'ultima mia questione, compiendo un salto nella letteratura (francese seicentesca): "Gli amori di Astrea e Céladon", del 2007. Dopo generazioni di fisime sessuali, più borghesi che platoniche, la poesia del tempo sospeso e incontaminato. Ancor d'amor si può parlar.
Vivere così
Il ciclo dedicato a Sidney Lumet si è concluso con "Sono affari di famiglia". Pellicola del 1989, tra le più note del regista americano, grazie a cast e soggetto dall'appeal garantito, mostra le approssimazioni della foggia (sceneggiatura e non solo) affrettata, di rapido consumo. Commedia disimpegnata, non il luogo dell'autore mosso da ben altri stimoli.
Capri Respiratori
Poi la Elena legge cosa danno in televisione e dice "peplum", o qualcosa di simile, seguito da "Raoul Walsh" e "Mario Bava". Il newyorkese bendato, nel 1960, diresse una pellicola storica ambientata ai tempi di Assuero aspirante sfidante d'un tale della Macedonia. Tra le luci del sapiente direttore ligure, gli intrighi politici e amorosi di ogni corte: "Ester e il re", l'intolleranza della Civiltà ha una storia lunga quanto la sua.
Eroi Musei
Una nuova conoscenza per il Cinerofum. Stringo la mano a John Frankenheimer, newyorkese sulla terra dal 1930 al 2002. "Il treno", del 1964, è un film bellico di produzione franco-americana per rimandare a casa, con eleganza, nazisti ladri e assassini.
Stressa Lotta
Ho ancora dei Sidney Lumet in canna. Il penultimo, sul DVD dedicato al regista più politico e sociale di Hollywood, proponeva "Vivere in fuga" (t.o. "Running on Empty"), del 1988. Quando la lotta non gira a vuoto ha conseguenze su famiglia e affetti: sì può rallentare e dipingere una parete di rosa.
Colpa del senso
Cinque anni dopo la sua ultima apparizione, Nanni Moretti riesce a reinfilarsi nel Cinerofum. Ce la fa causa gratia "Foglio", che adora poggiare sugli intrecci delle Palme d'Oro. Quella del 2001, "La stanza del figlio", viene considerata la pellicola della maturità del regista-attore di Brunico. Senescenza, piuttosto, quando il cipiglio della sferzante ironia sul presente cede il passo all'elaborazione del tutto. Filmettino su apparenze e buoni sentimenti, cantare assieme come palliativo (artistico?).
Maschere civili
Saltellando sul sentiero del cinema americano indicatoci da "Foglio", con Elena, abbiamo riaccolto nello "Studio Negri" Nicholas Ray. Siamo giunti al 1950, quando "Il diritto di uccidere" (t.o. "In a lonely place") impresse un agghiacciante sguardo nero sulle ipocrisie e devianze della civiltà a regime patriarcale. Uomini contro le donne, ed altri uomini.
Adios Macho
Dopo la "buona la prima" (con riscontri pure dalla Giamaica) e la seconda disfatta (...), la rassegna in piazza della Stampa "Al secondo sguardo - La società, la violenza, le donne" ha chiuso cogli sfavillanti, sporchi e vivi, colori di Pedro Almodóvar. "Che ho fatto per meritare questo?", del 1984. Altro gesto di violenza/giustizia da parte d'una donna oppressa, "stavolta risolutore", consegna il cinema autenticamente popolare, politico, gioiosamente vendicativo del regista madrileno. Irraggiunto nei decenni successivi.
Pelo bruciato
Ma, sì, diamoci dentro con un sanomasochismo cinematografico: guardiamo i film di Ron Howard. Dove lo stereotipo al servizio dell'intrattenimento racconta storie che rimangono abbozzi da non portarsi a casa. Il titolo italiano, "Fuoco assassino" (1991, t.o. "Backdraft"), (am)mette in tavola il piatto encefalogramma del regista e il contorno OGM di Hollywood.
Calori silenziosi
Manca ancora qualche film della scorsa stagione. E mica qualunque. Il primo è "Terra e polvere" (t.o. "Ritorno alla polvere"), scritto e diretto da Li Ruijun, cinese classe 1983. Coefficiente di difficoltà come la sensibilità del regista. Uomini e natura uniti in qualcosa che, ormai, pare fantastico. La pellicola sta su come la casa eretta dai due dolci protagonisti, colle ruspe civilizzatrici già in funzione.
Mejor finir
In ritardo settemestrale vorrei chiudere con le proposte argentine di "Foglio". "Medianeras" (s.i. "Innamorarsi a Buenos Aires", del 2011) è l'unico film che Gustavo Taretto, bonaerense del 1965, ha diretto (e scritto). Colla grinta dei millenials frustrati, la storia di due solitudini che, certamente, non se la passano bene nelle metropoli identiche.
Just little
Mesi fa, appena primavera, leggendo "Cocoon" (s.i. "L'energia dell'universo", 1986), decisi di affrontare questa pellicola pluri-proiettata dalla "Fininvest", che schivavo da imberbe senza problemi di età, né di fantasia. Pronto per i blockbuster in apertura, un altro di film dello statunitense Ron Howard per restare in superficie, a galla, basta non approfondire, non andare a fondo. Just a little nuotatina, tra Alphaville e Mercury.
Il braccio calato
Ormai cinedipendenti cronici Elena ed io precipitati nella "Sala 1" dell'"Ariston" ché l'unica pellicola accettabile pare essere "Kafka a Teheran" (t.o. "Versi terrestri"). Antitotalitaria diretta a quattro mani da Ali Asgari e Alireza Khatami, in sketch uniti nella denuncia sgomenta degli effetti mefitici di una società capitalista intrisa di religione. La burocrazia come arma, di sottomissione, controllo, in una parola dominio.
Tipo sparato
Sabato sera della settimana scorsa siamo andati a vedere l'ultimo di Wes Anderson. Come previsto, "Asteroid City" è merda secca (in inglese "bull shit"). I quattro all'uscita: un basito, un'incredula, un'interrogativa e un incazzato. Che vi aveva avvisato!
Paesi buoi
William Wyler torna al Cinerofum riprendendosi ciò che gli spetta. Il regista di drammi ed epopee ad elevata profondità di campo e non solo, zittisce ogni precedente critica con un western sontuoso: "Il grande paese", del 1958, ha il sapore dell'opera completa, con l'immensità della natura che osserva attonita uomini-attori nella loro quotidiana farsa.
Non (v') è uno Stato per Onesti
Ieri sera su TV2000 l'occasione per rivedere Fred Zinnemann. "Sontuosa ricostruzione storica" britannica, imperniata attorno a Tommaso Moro e alla sua integrità suicida, "Un uomo per tutte le stagioni" ha dalla sua tutto ciò che rende un film uno dei cento migliori del XX secolo. La sceneggiatura alla 3a, tanto cara al regista austriaco (o polacco), e un cast di attori superlativo. Incetta di premi, senza sconti.
Tra dire e amare
Il secondo film del mini ciclo dedicato ad Éric Rohmer, e proiettato nello "Studio Negri", ha previsto il film più celebre del regista esponente di spicco della "Nouvelle Vague". "La mia notte con Maud", del 1969, porta avanti il dialogo tra individui, conoscenti o amanti o quasi, alle prese con le briglie estenuanti delle circonlocuzioni borghesi.
Lotta condannata
In questi giorni in Piazza della Stampa, nei Caruggi, è tornato il cinema in strada. La nuova rassegna "Al secondo sguardo - La società, la violenza, le donne", offre una panoramica sulla donna ai tempi del Capitale. La scorsa domenica si è partiti con "Monster", del 2004, della californiana, classe 1971, Patty Jenkins. Non solo una Charlize Theron irriconoscibile quanto convincente, ma donne ferite e riunite da relazione travolgente e morbosa, una storia vera che non salverà nessuno. I sette spettatori non hanno aperto becco.
Cicale parlanti
Tra i DVD raccolti in Passo della Lodola, anche un trittico di Éric Rohmer che ho assunto in proiezioni solitarie. L'anonima cineteca di Santa Brigida, che riconosco nell'edizione, propone innanzitutto "La collezionista", del 1967. Secondo lungometraggio del regista di Tulle, che presentò al grande pubblico l'altra idea di cinema, la sua "preferita".
Nucleo del problema
Intrapresa la passeggiata con Christopher Nolan, nei suoi riflessivi salti temporali, sulle conseguenze delle nostre carenze, è difficile trattenersi da "Oppenheimer". Nel punto esatto della storia e della mente in cui si è scientificamente provato che il pianeta è a disposizione. Tumore irrisolto generato da una società affamata e schiava di potere...e gerarchie.
Incontri solitari
Desiderosi di luci spente, diffidenti verso altisonanti e roboanti, con Elena verso l'"Ariston" in direzione "un film mongolo". Esordio alla regia dell'attore Balžinnâm Amarsaihan, classe 1977 di Ulan Bator, "L'ultima luna di settembre" (2022) è un buon filmetto a cottura lenta, sui sapori di una volta, con più d'un rischio d'attaccarsi alla padella. Niente di bruciato, ma un piatto piuttosto scontato.
Turismo diplomatico
Dietro "Foglio", lungo i noir americani degli anni 40 del XX° secolo. Ancora John Huston, ancora Humprey Bogart, in un altro thriller, della forma del classico differente. Marciava spedito Marcellus, lasciando dietro di sé perle luccicanti e misteriose. "L'isola di corallo" rende il poggio caraibico "Key Largo" (t.o., 1948) il più soffocante dei luoghi.
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