Cable nel cuore

Ci voleva Sam Peckinpah, per sbloccare questo 'Rofum maggiolino. Il film è strano vero, commedia western, erotica, sentimentale esistenziale. "La ballata di Cable Hogue", del 1970, tra mucchi di paglia e cani selvaggi, è una pellicola amabile, verace e sincera. W Sam.
"Warner Bros Pictures", mica... "Codardo! Fifone!", gridano a Cable. Intorno, solo un orizzonte di sabbia. "Stupido!".
Si avvia così, la ballade, tra schermi splitatti a preparar la lunga attesa (posta). In "Technicolor", sulle note e parole di Jerry Goldsmisth e Richard Gillis, scopriamo il protagonista. Personaggio straordinario Cable Hogue, con pazienza e spirito per una vendetta ghiacciata. L'inferno diventa paradiso, dove l'acqua vale più dell'oro. L'interpretazione di Jason Robards (1922-2000) fora lo schermo. Simpatia immediata. Non che non abbia le sue..."siamo tutti uomini, ognuno tira avanti come può". 
Piccolo gioiello di riscrittura (dall'attore John Crawford, classe 1946, morto 20 giorni fa: adieu; e dal regista-sceneggiatore Edmund Penney, 1926-2008; dove va un predicatore impostore ubriaco rimasto solo?) impreziosito dalla gemma Stella Stevens, pronta ad aprirsi, fiore sbocciante. Autentica "Poi arriva lei". Il capo indiano sui "Five" fa l'occhiolino (mutandine, prego). "Hildy non si confonde con le altre" ("Spogliami, amore"). Ne sapeva, Sam.
Che dolcezza Cable, oste del deserto, "Butterfly Mornings...and white flowers afternoon!", seguire la sua ballata, di rancori e apparizioni, euforie e solitudini. "Penetra dentro nel profondo dell'animo", come i paesaggi del regista californiano (pure il figlio Matthew s'avventa sulle frattaglie desertiche). Questo film ha fiato; quello degli spiriti liberi. Rip Cable Hogue.
Un Peckinpah diverso, quindi identico; cioè, nel senso..., vabbè: UNICO.
(depa)

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