Yaku-là

Nel frattempo...in sala Valéry...è ripassato Takeshi Kitano (che è vivo). Ci siamo messi a rivedere e chiacchierare sulla sua prima co-produzione statunitense. La stessa reazione di vent'anni fa, per "Brother" (2000), quando si colse l'inconfondibile firma, al servizio del poliziesco americano. Una katana, macchiata di ketchup, rimane un prezioso, unico, manufatto.
Uno Yakuza la cui presenza, e ironia, si percepisce. "A chi hai detto fottuto giapponese?". Silenziosa spietata atmosfera. Escalation di cadaveri. "E' finita. Moriremo tutti". Ricordi di assolati di gangster in riva all'oceano, alle prese colle immensità. "Oh cazzo, fanculo" la lealtà di Kitano, "Ti voglio bene". Nessun rallenti, nessun corpo che vola, lo sfacelo c'è ma non si vede (ma, sentite?, la detonazione è ancor maggiore). Crescendo di solitudine, per il killer, vita e morte tra tante ga(n)g pericolose. Qualche punto buio, ma una cosa chiara, moriranno tutti. Splendidamente.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento