Tuttx bullizzattx

Alle porte di un nuovo festival, provo a concludere almeno i lungometraggi del vecchio. Dall'ultimo "Trieste", "Esilio" (2020), pellicola kosovara-tedesca, scritta e diretta del regista Visar Morina (Pristina 1979), che quel percorso l'ha conosciuto, scorre mescolando xeno e psico fobie. Tutto reale, nell'odierna società civile.
Lungo la sottile tra rabbia e follia, un topolino appeso per Xhafer, ingegnere farmaceutico avido di progetti. I nodi verranno al pettine per una natura tradita nel profondo. Tutt'attorno il razzismo di una bile sempre in battaglia. Pure un cesso si fa galeotto. La paranoia e il "Ma per alcuni è più complicato". Innegabile (o no?). Una nota sinistra annuncia la catastrofe. Nazioni "fintamente colte e ipocrite". Facce note del recente cinema tedesco, bravi tutti. Dal Kosovo alla Germania, invidia, gelosia, dinamiche aziendali a incancrenire ciò che resta. Tic, tac, tic tac. Sospetti. Innescati. Tic. Sino all'esaurimento. Tac.
Stress nella palude urbana senz'appigli umani. Il discorso democraticamente razzista del dirigente. Li sentiamo al quotidiano barufficio. Il gioco al massacro della comunità branco. L'incapacità della stessa di sterzare, tornare in sé (quale?), solidale e libera. Nell'inerzia civile, stato emotivo sovraccarico (di vuoti). Il delirio cresce, fioccano i morti. Urs "soffriva terribilmente" (bullizzato) e quindi è diventato stronzo e razzista. Qualche equazione semplice.
La pellicola perfetta non è, ma il regista kosovaro, qui al secondo lungometraggio, gestisce il crescendo, trascinando con destrezza un sacco bello pesante di tematiche. Sovrimpresso: INCOMUNICABILITA'.
(depa)

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