Bellissima Bruges

Proposta già accettata. "In Bruges - La coscienza dell'assassino" (2008), del regista londinese Martin McDonagh, "bello" per alcuni, "filmetto" per altri, oltre a ribadire "una città da favola" ("coi suoi canali e le sue chiesette, gotiche, giusto?"), ricorda che "non bastano un nano e un po' di cocaina a rendere un canovaccio originale e accattivante" (un film ottimo). Picchia giù Elena, mi accodo, ché la materia, seppur brillante, è a grana bella grossa.
Parlando di scrittura, naturale che vengano in mente minerali di scarto e polveri maltagliate. Rispetto al film dei due fratelli, di cui posteremo, il respiro è breve (privo dell'"originalità dell'intreccio e complessità del personaggio"). Obbligato a chiamare a rapporto "La città più conservata dal medioevo", a rumoreggiare un silenzio altrimenti imbarazzante. Buddy movie con lui grassoccio che fa leva sulla sua brama di cultura per uscire, l'altro belloccio che intorta a metà una belga con dialoghi spigliati. Visioni di nani sullo sfondo della città fiamminga. "Da qui inizia un altro viaggio"...e chissà che non fosse migliore il primo. Il rimorso per il bambino, sensibilità insensibile. Odiare Bruges/Amare pargoli. Retorica unica. Avanti. Pugni sulle coppie al ristorante. "Come cazzo fa a non essere il cazzo di ideale di qualcuno?". "Non è che l'ho deturpato?". "Fammi uno squillo quando è morto".
Dopo un gran "pareggio", provare a "farsi guidare dalla coscienza", ma la notte è slegata, come tanti sbalzi d'umore. Il caso (un treno), "una pistola normale da persona normale", il piagnisteo sul campanile, "So, so" (cit.). Spedito, pure troppo, taglia corto sull'intreccio, scartando domande, fiondandosi sul traguardo sensazionale (discorsi finali, no, grazie). Un guarnitissimo Crispy McRubio, in salsa paracue.
(depa)

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