Non ne abbiamo perso uno. Di lungometraggi, al Trieste Film Festival. Perché vien mangiando, quando è buono. Elena ed io, in pole davanti a "Non piango mai" (2020), pellicola polacca scritta e diretta dall'esordiente Piotr Domalewski (attore-sceneggiatore-regista classe 1983). Altra buona fattura a narrare una grande determinazione, singolare femminile, qualità troppo spesso dimenticata.
Produzione polacco-irlandese, mai una gioia, tutto cupo, umido. Riportare la salma paterna a casa. Come lungo tutto il festival (That's cinema!), vita e morte a incontrarsi e incastrarsi nelle carte. Buon racconto di verità e giustizia, con fastidiose splendide suonerie ad irrompere in pensieri e dolori. Danaro, procedure, scartoffie; la vita nel suo superficiale ma logorante avanzare. Senza i toni, una lezione per tutti. Non è obbligatorio sbandare in superstrade di dolore. C'è la delicatezza dei preti ("Spero sia l'ultima volta"). Come il regista, anche la protagonista, Zofia Stafiej, classe 1999, "ha fatto del suo meglio", forse qualcosa di più. Gran finale: lo scontro con l'esistente. Resta solo una disperata, eroica determinazione. "Ai miei genitori".
[E fattela, 'sta risata] Mai morire all'estero.
(depa)
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