Pacification

Riprendiamo il cinema nel 2024, partendo da una firma di lusso. Wim Wenders torna nelle sale, dopo non so quanto, riscoprendo il cinema degli ultimi 20 anni, cinema sociale poetico e pacifcato, col nostro sognatore, ottimista, sensibile alle foglie e all'analogico. Malinconico che s'accontenta, anche lui, dell'innegabile sostegno della musica dei padroni. "Perfect days" è "drammatico" negli occhi di chi guarda.

Nessun risultato

Ma veniamo alle cose serie. Il secondo appuntamento della prima giornata del 35TFF, è stato con l'Evento speciale della proiezione di "Green border" ("Zielona granica"), della regista di Varsavia, classe 1948, Agnieszka Holland. L'impressionante e silenziata epopea dei profughi attraverso il confine di stato polacco-bielorusso. Sua Santità Europa non può ripulirsi la faccia: morti, abusi, e umiliazioni non sono macchie, ma morbi che l'hanno condotta in terapia intensiva. "Perdita e tradimento", cari all'"importante autrice del nuovo cinema polacco", ai giorni nostri; in maniera splendida e brutale.

Richiamo libero

Direttamente dalla 35a edizione del Trieste Film Festival. Sì, a Trieste. Con Elena. Cose dell'altromondo, ma partiamo con "Wild" di Nicolette Krebitz. Già, la prima che abbiamo visto è conclusiva, invero, della sezione "Wild roses", dedicata alle autrici europee. In questa edizione, tedesche. E allora Krebitz, attrice, sceneggiatrice e regista berlinese, classe 1972, qui al quarto lungometraggio, per la sua determinata visione cinematografica meriterà un occhio di riguardo.

Nubi di promesse

Un passo indietro, al 1958, ma più lontano. Rincorrendo l'amato cinema coreano, ci siamo fermati a raccogliere la proposta di "Foglio": "Per sempre con te" è il quarto lungometraggio del nordocoreano Hyun-mok Yu (1925-2009). Delicato racconto di rimpianti. Andati, imprigionati, gettati. Sulle strade diverse e inattese. Vivere può far più male della morte.

Ultime biglie

Registrare un film per poi rivederlo, magari accelerando in pubblicità. Costumi che ritornano che permettono il ritorno. Di Douglas Sirk, ad esempio. Il regista dei "melodrammi ironici", per il suo ultimo decise di non sorridere. "Lo specchio della vita" (t.o. "Imitation of life", 1959) è, sì, un melò aggrappato ad una provocazione, ma grazie alla regia e alle interpretazioni femminili, nell'ambiente casalingo di donne sole, caro al regista tedesco, si conferma perfetto nell'allestire frammentazione e dis-integrazione relazionale.

Coeur Cafòn

Ma c'è il 2024 che spinge. E di cinema, in sala  Negri, ce n'è già stato eccome (eccomi!). Come quello francese, fresco e ironico, ma attento e sensibile, scritto e diretto dall'allora esordiente, classe 1964, Agnès Jaoui. "Il gusto degli altri", ottima commedia del 2000, sostenuta da analoghe interpretazioni, è un altro prezioso suggerimento dell'"Anonima Santa Brigida".

Corsa contro il vento

Auguri di buon anno Bubu! All'unico accolito del 'Rofum il primo doveroso pensiero. Ora, tempi di recupero, che, in realtà, il Cinema del 2023 non è ancora finito. Partiamo dall'ultima "lezione" proposta dal "DIRASS", nel "corso" intitolato "Post Modern: il cinema americano degli anni 80". Nel 1987, i fratelli Joel ed Ethan Coen ruppero gli schemi, scagliandoli uno contro l'altro. Il risultato è quel centone di stili che sorprese molti, irritandone altrettanti: "Arizona Junior".

Nodi ritorni

Dopo la quasi recente lettura del libro di Ferrario su R.W.F., come avrei potuto lasciarmi sfuggire la proposta di "Iris" (il canale), per il "Ciclo grandi avventure", "Il ribelle d'Irlanda" (1955), diretto dal regista ritenuto principale ispiratore del mitico regista tedesco? Trattasi di Douglas Sirk (1897-1987) che, come spesso m'accade al primo incontro, conosco per un sentiero laterale. Ma è splendido e avventuroso quello che affaccia sulla lotta per la liberazione.

Pedine-ine

Finalmente conclusa questa gincana dedicata a Ridley Scott. Lasciate sbollire le sale, all'"America" in compagnia di Gianna e del Prof.: per mettere all'esame storico l'autore inglese? Per nulla. Consapevoli del suo cinema che attraversa la "storia monumentale", cogliendone e amplificandone lo spettacolo, per goderci il suo ultimo kolossal, che "è grandioso!", come ciascuno può esclamare. Dove l'eroe si gode la parabola, prima di appassire sul piatto terreno. "Napoleon".

Libertà dai tribunali

Devo anche concludere con la mini-rassegna di "Mondovisioni 2023", che propone alcuni documentari sponsorizzati e distribuiti dalla rivista Internazionale. Area progressista, quindi, democraticamente impelagata in stagnanti diritti, che restano rapporti di forza non da pretendere, ma da distruggere. Si finisce nella paradossale isteria di un tribunale occidentale, colonialista, che giudica un genocida, una pedina attiva di un massacro, per poi allestire lo spettacolo del recupero, di sé. Carnefici coscienziosi. "Theatre of violence" del polacco Lukasz Konopa e del danese Emil Langballe.

Nel mezzo

Questo è stato anche l'anno del ritorno di Kennet Charles Loach, Ken per tutti. Il regista inglese dalla parte degli ultimi che non saranno i primi, perché non sono beati, ha realizzato "The Old Oak". Sotto la semplicità dei grandi autori (tre i maestri nelle sale), si nasconde una limpida maturità. "Terza marcia" che, preciso, apprezzo, ché adoro andare piano (in auto), consona a riflessioni cocenti e approfondite.

Ora te le suono

A questo punto chiudiamo la trilogia de "Il Cavaliere Oscuro" di Christopher Nolan. "Il ritorno" è il sottotitolo dell'ultimo episodio. Ricordate? Il demone buono alato, interpretato, e diciamolo!, da Christian Bale convincente, statico alienato come sempre, era finito ostracizzato. Ma Rocky dalle ali nere tornerà per lottare contro il Drago di turno, invero cazzuto oltremodo.

Arrivar dove?

Prima di concludere il 2023, vorrei recuperare qualche metro di celluloide persa lungo il tragitto. Tra cui una curiosa commedia sentimentale nostrana, con la stessa passione che attanaglia bramanti e frustrati di cuore e d'onore. "Mio dio, come sono caduta in basso!", di Luigi Comencini, è l'esclamazione di una nazione, posta anche a chi ha contribuito a tal umiliazione.

Uomo Limite

Non ho resistito all'idea di sgrassare, al photo-finish annuale, un po' della filmografia di Christopher Nolan. Il TV propone il tour de force della trilogia dedicata all'eroe pipistrello della DC Comics, quindi avanti con "Il cavaliere oscuro". Le stesse impressioni di quando, con Elena, lo vedemmo all'uscita nelle sale, nel 2008. Sfavillante e profondo; nella splendida cornice dark, i crucci amletici di un buono cattivo.

Fuga A/R

Ultimo botto. Mentre sul piccolo schermo impazza "Sissy", mi imbatto in Romy Schneider trentacinquenne, splendida e ferita, diretta da un regista poco noto ma che, in "Noi due senza domani" (t.o. "Le train", 1973), mostrò ottime capacità e sensibilità: il parigino Pierre Granier-Deferre (1927-2007) sfruttò a pieno la superba coppia di protagonisti, immergendoli nell'ancor vivo dolore dell'occupazione tedesca.

Io c'ho rabbia!

Febbricitante in sala Negri, mi affido al TV che propone un fumetto d'autore, trasposto da un altro, con l'eroe così incazzato da avere seri dubbi sull'origine della propria rabbia. E chi se non Christopher Nolan, "il regista di drammi centrati su personaggi" crucciati, "antieroi", poteva cimentarsi in "Batman begins"? Pretese misurate, il film del 2005 fa il suo, intrattenendo spettacolarmente col romanzo di formazione di un Uomo Pipistrello.

Male per amico

Ma siamo anche andati avanti col cinema di Kon Ichikawa. Del sensibile regista giapponese, "Foglio" propone "Kokoro" (s.i. "Il cuore delle cose", 1955), motivo per cui lo Studio Negri si è tinto di un accorato bianconero, dove un'amicizia spezzata lascia più impressa la sua indicibile malinconia.

Strofinar la fantasia

Ancora una volta la TV mi fa recuperare un Mario Bava da co-re-gi-a. Chicca colorata e zuccherina per i conoscitori del regista ligure, "Le meraviglie di Aladino", del 1961, permette anche di entrare nel 'Rofum ad Henry Levin (1909-1980). Regista del New Jersey specializzato in commedie e avventure, sapeva circondarsi di tecnici che reggessero le fantasie proposte...

Altri sonante

Paul Schrader come Paganini. Con Elena, ci siamo fiondati a vedere il suo ultimo lavoro, alla ricerca di rigorosa eleganza e disperata ossessione. Abbiamo ritrovato la prima, nella seconda un'artificiosa costruzione. Parecchio vuoto, piuttosto, che stritola chi indossa, e ahimè chi racconta, svastiche, SS e altri simboli privi di vita. Senza sesso né violenza, una presunzione che si zittisce da sé. "Il maestro giardiniere" sfoggia una scatola sopraffina, con fiocco e tutto. Poi apri e aspetti.

Disfida in sfiga

Professionista delle commedie e dei comici, Pasquale Festa Campanile (1927-1986) dimostrava di ottenere il massimo dai caratteristi che la scena italiana offriva. "Il soldato di ventura", del 1976, mostra le capacità del regista di Melfi, con una storia che una volta guardata, si scorda difficilmente. S'apra il sipario sul condottiero Ettore Fieramosca da Capua (1476-1515): che ridere le buffe ricostruzioni di una caricaturale Italia del passato, tra meschinità latenti e dignità da salvare.