Libertà dai tribunali

Devo anche concludere con la mini-rassegna di "Mondovisioni 2023", che propone alcuni documentari sponsorizzati e distribuiti dalla rivista Internazionale. Area progressista, quindi, democraticamente impelagata in stagnanti diritti, che restano rapporti di forza non da pretendere, ma da distruggere. Si finisce nella paradossale isteria di un tribunale occidentale, colonialista, che giudica un genocida, una pedina attiva di un massacro, per poi allestire lo spettacolo del recupero, di sé. Carnefici coscienziosi. "Theatre of violence" del polacco Lukasz Konopa e del danese Emil Langballe.
La loro distruzione non lascia macerie, ma assenza di vita. Dove ex chierichetti proseguono sulle orme di Ezechiele. L'eredità coloniale, "divide (occide) et impera", passa sempre nelle stesse mani. Uganda 1962. Quindi alcuni dei fatti, tra il 2002 e 2003. Processo del 2016. Titolo calzante, attorno al processo, ultimo atto di una stessa rappresentazione. Dominic Ongwen rapito dall'LRA a 9 anni e trasformato in "killer machine". 27 anni "nella macchia". Da vittima a carnefice. Quindi vittima. Basta vi sia un giudice. Prima la parola alla difesa. "Arrivare lontano" in militare significa uccidere. La "Corte Penale Internazionale" dell'Aia è un "tribunale politico" (come tutti), frattanto la pop star Boni Wine ci rappa in parlamento...
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento