Finalmente conclusa questa gincana dedicata a Ridley Scott. Lasciate sbollire le sale, all'"America" in compagnia di Gianna e del Prof.: per mettere all'esame storico l'autore inglese? Per nulla. Consapevoli del suo cinema che attraversa la "storia monumentale", cogliendone e amplificandone lo spettacolo, per goderci il suo ultimo kolossal, che "è grandioso!", come ciascuno può esclamare. Dove l'eroe si gode la parabola, prima di appassire sul piatto terreno. "Napoleon".
Ancora una volta Scott parla della guerra. Senza infatuazione per la folle violenza dispiegata, ma puntando sulla fisicità, dello scontro, della preparazione. Questo Napoleon, di cui alla fine si conteranno solo i commilitoni mandati a morire, inquadrato per quello che fu, manichino senza polso di una restaurazione più grande di lui. Glorioso esponente del partito degli eserciti, oggi surclassato dai battaglioni tecnologizzati. Viene dipinto qui e là, innamorato e tenebroso. Innamorato e ferito. Innamorato (non è una ripetizione (Joaquin Phoenix lo adoriamo così!). Volitivo, sino a quella testardaggine che può condurre a milioni di possibilità. 3.000.000 di morti, per esempio, valgono ben gli allori della storiografia borghese. Con la consueta, e doverosissima!, sontuosità, Scott ne rimuove qualche foglia.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento