Male per amico

Ma siamo anche andati avanti col cinema di Kon Ichikawa. Del sensibile regista giapponese, "Foglio" propone "Kokoro" (s.i. "Il cuore delle cose", 1955), motivo per cui lo Studio Negri si è tinto di un accorato bianconero, dove un'amicizia spezzata lascia più impressa la sua indicibile malinconia.
Sulle musiche di Masao Ōki s'apre l'aprile del 1912. La moglie Shizu, dai suoi sogni presto infranti. Nobuchi la tratta come un marito. Una birretta, dai! Il cuore è alcolico (la competenza c'è). Amare, cambiare. Sapere uno che uomo sia. Nuvole nere come la morte di un amico. Peggio, assicurarsi l'eredità. Il denaro che rende disonesti. Un "passato oscuro" come "esperienza con cui conoscere la vita".
Regia scattante, con repentini stress del montaggio. Raffinata, profonda. Filosofia e religione. Forza di volontà? O la libertà di essere? [il sacrificio è sponsorizzato]. Flashback sul rapporto amicale che educherà al rancore. Nobuchi è un permaloso che non regge alle emozioni. Kaji è sull'orlo del suicidio. Sullo schermo, esistenzialismo, "sviluppo spirituale" coi suoi rischi. Irresistibile istinto di rapina, raggiro. Irrefrenabili pugnalate alle spalle. L'indurimento del cuore è contagioso. Sullo sfondo una società, "loro", che presenzia con marcia imperiale funebre. Devastante.
Emozionante viaggio nei crucci di uomo (e donna) del secondo, e non ultimo, dopoguerra.
(depa)

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