Il Capital puzzle

Torna Michael Haneke al Cinerofum. Una firma che mancava da dieci anni. E con cui ci confronteremo spesso, a legger "Foglio". Il regista austriaco è stato distribuito anche dall'"Anonima Santa Brigida", sempre attenta nei suggerimenti: "Storie" (t.o. "Code inconnu - Récit incomplet de divers voyages") è quasi un capolavoro, per spietata eleganza e fresca originalità. Deve aver fatto scuola, "magari superato!" (come dice Elena mai convinta), questo freddo dramma sull'incomunicabilità dell'uomo.
Cinema letterario, dal montaggio caustico. Coi brevi, ora movimentati ora sgomenti, momenti di vite, tipi di classi. La tensione ormai naturale; dalla società solo input, ma mortiferi. Classismo e razzismo endemici, generano mostrini esausti. La solidarietà è una foto, atroce quanto vuoi, ma rivendibile. L'indifferenza come virtù, il gesto che reclama giustizia ormai ci infastidice ("anche lui però è insistente!", Elena). L'ipocrisia nemmeno latente può provocare implosioni e collisioni. Ma l'osannata resilienza dell'uomo ne ha dimostrato tutta la crudeltà. Un nodo irrisolto, che stringe i rapporti sociali, parentali. Dalla metropoli alla campagna, impossibile le generazioni condividano un codice noto. Forse, dove si sta peggio, si sta meglio; ma è privilegio, non voluto e concesso, per pochi sfortunati. Si finisce a girare svitati.
(depa)

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