Sitting

Riprendiamo il cinema nel 2024, partendo da una firma di lusso. Wim Wenders torna nelle sale, dopo non so quanto, riscoprendo il cinema degli ultimi 20 anni, cinema sociale poetico e pacifcato, col nostro sognatore, ottimista, sensibile alle foglie e all'analogico. Malinconico che s'accontenta, anche lui, dell'innegabile sostegno della musica dei padroni. "Perfect days" è "drammatico" negli occhi di chi guarda.
Pellicola che può accontentare il cinefilo (Marigrade in visibilio), che può irritare i suscettibili (Elena insofferente tra movenze e sbuffi). Perfetta quanto imperfetta. Inequivocabilmente la sapienza è sullo schermo, con una buona ora di accademia cristallina, montaggio, suono, fotografia (luci), dettagli e la scrittura intellettualistica delle giornate semplici-ma-ricche di gioie nascoste. Reminiscenze di neu cinema, inzuppate però nella compilation delle prime hit che vi vengono in mente: "Pale Blue Eyes", "The House of the Rising Sun", "Sitting on the dock of the bay", "Brown Eyed Girl", "Redondo Beach" e, horribilis in fundo, "Perfect Day". Nina Simone, grazie che mi struggo: è lei. Quasi 10 anni a Milano, patria dei tangenzialiani con radio105 per raccontarsela che è una vera pacchia. La verità è che sei in tangenziale per correre dal padrone; che quelle sono canzoni dei padroni per le tangenziali. Il senza tetto, intravisto nell'indifferenza dal nostro Amelio, è roba da Bisio (respect). Il tris nei cessi è poesia d'accatto. Fuori tempo massimo, sul male di vivere, frattanto da qualche parte, avanguardie sgomente inquadrano per decine di minuti anime immobili. Ma, in effetti, è un film perfetto.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento