La settimana scorsa, ricordate?, quella trascorsa tra le rue di Montparnasse, ha avuto un fascino del tutto particolare. Prima i "decaloghi", con le loro riflessioni, poi sulla scia del celebre pittore e scultore livornese, a scoprirne slanci e colori. E come poteva mancare, quindi, il film che ne vorrebbe narrare le ultime vicissitudini? "Modigliani" è un film del 2004, diretto dal regista scozzese Mike Davis.
Film a due facce. Una anonima e "silenziosa", quella del primo tempo; la successiva più gradevole e determinata. Nell'introduzione ho usato un condizionale non, come spesso capita, per screditare l'autore quasi sconosciuto, ma per sottolineare che gli intenti biografici sono stati consapevolmente sacrificati, in questo film. In nome di una spettacolarizzazione che nel cinema deve essere sempre accettata, purché dichiarata.
Come dicevo, durante la prima parte io ed Elena eravamo pervasi da un fastidioso senso di delusione. La regìa pareva essersi persa, così come gli elementi narrativi sembravano accatastati confusamente e senza dedizione, sit-commedy di basso livello (il rapporto tra il protagonista e Picasso, crescerà in profondità solo parallelamente alla complessità).
Nel secondo tempo, però , il regista riesce a sfruttare questa confusione, sia da un punto di vista estetico, sia emotivo. Le sostanze fanno effetto, le immagini attorno sfocano, i ricordi si mescolano e la mente non ha meta precisa. Il regista, pur rischiando spesso con flashback più o meno allucinati, riesce in maniera stupefacente (viste le premesse) a salvare baracca e burattini. Baracca una Montparnasse meltin' pot artistico irripetibile; burattini dei personaggi più intensi (proprio perché?) e più sensibili. Andy Garcia fa il suo, bravo a ricostruire il nervosismo, l'inquietudine e i fantasmi dell'artista consumatosi ad appena 33 anni.
Le due figure di Amedeo Modigliani e di Jeanne Hébuterne, con le loro morti, sono di per sé un canto all'arte e all'emozione.
Una storia tutta conoscere, tra Utrillo e Rivera e tanti altri giganti della pittura e della scultura.
(depa)
Una bella storia che narra di arte, follia e amore. Il regista ha rimescolato un po’ gli eventi per trarne il maggior profitto a livello d’impatto emozionale e sono anche d’accordo con la tua distinzione tra prima e seconda parte del film. Tuttavia il finale è gestito molto bene nei tempi e nelle emozioni e, terminata la pellicola, mi è rimasta addosso una sensazione di sgomento e curiosità di approfondimento del personaggio Modigliani, quindi direi che, in generale, il compito biografico è stato assolto positivamente.
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