Parto dal secondo film visto ieri sera, ponendo fine alla partecipazione mia e di Marigrade alla rassegna milanese su Cannes 2013. "Giovane e carina" è l'ultimo lavoro del regista parigini François Ozon (classe 1967, benvenuto al Cinerofum): strano, gradevole, a tratti sconcertante, più per le scelte stilistiche, che per i contenuti, ci racconta sopra ogni cosa la bellezza mozzafiato della protagonista, Marine Vacth, venere moderna in vendita su internet.
Strano perché non so ancora bene cosa mi abbia convinto e cosa no. Probabilmente ciò è soltanto conseguenza del fatto che di cose eccezionali, in questo film, non se ne vedono (solo l'idea che potesse ambire ad una Palma d'oro mi crea fastidiosi reumatismi). Non ricorderò Ozon per questa pellicola, al massimo la Vacth (Lione, 1990). Anzi, i punti deboli ci sono. Potrei menzionare i momenti con le canzonette di Françoise Hardy, le braccia fanno fatica a rimanere su, ma è possibile trovare una loro funzionalità: circondando, giostra di cavallucci e note elementari, la fase attraversata dalla 17enne, ricca di domande e sentenze pronunciate solo a sé, sognante tutto, ubriaca di nulla; illusa di poter camminare da sola. Quindi, accettiamole pure le canzoncine alla "Non ho l'età"; però il rallenti alla festa degli amici, rivisitazione in chiave USB del "Tempo delle mele", qualche rumorino nel mio stomaco l'ha generato. Marigrade ha parlato di ironia del regista...Siamo sicuri che un regista francese sia disposto a scherzare con la musica pop nazionale e, infine, con una propria opera candidata alla Palma? Inoltre, potrei anche ricordare il momento del bacio sul ponte sulla Senna cosparso di lucchetti (francesi e italiani spesso si rubano le schifezze più kitsch)...ecco quello è un momento cardine: se il film fosse finito così avrei subitamente esposto denuncia al regista (causa eccessiva superficialità, a danno di milioni di ragazza esposte al problema); per fortuna ciò non accade, il regista sembra provocare, quindi, prima di concludere la pellicola con l'ultima stagione che stempererà un po' i sentimenti, proponendo anche una conclusione che pone, per ultima!?, l'asse portante di tutta l'opera, cioè il bell'incontro finale tra la protagonista e la Rampling (epoche diverse, stessa bellezza senza tempo). Stravaganze.
Lo sguardo è abbastanza distaccato, il che non è un difetto. Ogni considerazione sarebbe parsa affrettata, avvilendo irreparabilmente film e spettatore.
Il lato più affascinante della storia raccontata, a mio avviso, è il rapporto tra sorella e fratello, costruito su fiducia e confidenza incondizionate, un quadro interessante
In conclusione, non credo sia un film da vedere a tutti i costi, anche se offre uno scorcio su un aspetto della società, per certi versi eterno, per certi versi nuovo (meno individualista, ma più interessante sul tema della prostituzione online, propongo "Elles" della polacca Szumowska); però se volete rifarvi gli occhi con la protagonista, nuova Letizia Casta del nuovo millennio che, tutto sommato, non sfigura nemmeno come attrice, prego, nel film ne troverete più che in rete.
(depa)
Voto: 6.
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