Vivere d'amore

Quando un atto deve essere considerato impuro e quando un atto d’amore? La religione, la cultura, l’epoca e i trascorsi personali creano “la morale” di ogni individuo su questo argomento. Krzysztof Kieślowski, in “Decalogo 6 – Non commettere atti impuri”, ci propone la sua…
…attraverso la storia di un giovane ragazzo innamorato di una donna semisconosciuta più matura e “navigata”.
Il suo è un amore privo di sentimento di possesso e scarso di pulsioni sessuali, vero e sincero, un amore vissuto come adorazione e idolatria, un amore che sembra essere gradito a Dio.
L’analisi psicologica ed emotiva di questi due personaggi, come sempre estremizzati all’eccesso, e l’evoluzioni inaspettate e sorprendenti della loro vicenda mettono in dubbio le convinzioni “socialmente accettate” sull’amore (e il sesso) e su come esso vada vissuto e manifestato. Il cinismo della donna porterà il giovane protagonista alla disperazione, lui che dell’amore per lei viveva, quando all’improvviso questo sentimento gli viene rivelato come poca cosa, se non addirittura come, nella realtà, inesistente.
Kieslowski riesce anche in questo episodio a mostrare in maniera non banale e accattivante la “superficialità” di uno dei dieci Comandamenti. Anche questa pellicola spinge a riflettere e, personalmente, sono sempre convinto del fatto che non sia necessario “spiritualizzare” a tutti i costi il sesso perché esso possa essere considerato come un “atto puro”. Il sesso può essere un’opportunità di socializzazione intima e profonda tra due persone o anche un semplice prestarsi per il piacere reciproco, due finalità che, se condivise, sicuramente sono importanti e positive in questa società sempre più cinica, egoista e individualista.
Come al solito la scelta delle riprese e la conseguente bellezza delle immagini sono grandiose… Vai Depa… continua tu…
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. Come al solito, se si tratta del "Decalogo", quante riflessioni in meno di un'ora di pellicola!
    Interessante intreccio che ha spinto, così come Bubu, anche me a riflettere su vari temi. Metatema cinematografico, altresì: il fascino del racconto, l'infinito spazio sui cui può correre, o passeggiare, la fantasia di un autore. La scelta dei bivi narrativi, espressa con massima forza (qualcosa di più del concetto/film "Sliding doors"). Di qui un altro spunto: il difficilmente individuabile punto di equilibrio tra ciò che del destino si può cambiare (in qualche modo e senza effetti collaterali, se riconoscibili) ed ogni gesto che, invece, è troppo oltre, il cambio di direzione è eccessivamente brusco, impossibile non far danno, non giungere a "qualcosa di male". Data la quasi impossibilità di riconoscere quel limite, l'uomo agisce alla cieca, speranzoso e timoroso, attendendo l'esito delle proprie azioni e del caso, se esiste, sempre in mezzo ad infiniti azioni altrui.
    Se queste hanno direzione orizzontale, pronte a incrociare e impattare quelle esterne (appunto le azioni degli altri), non possono essere ignorate quelle con direzione ortogonale, cioè verticale, dall'alto verso il basso (quelle più ingistificabili, indecifrabili, tra le quali, per semplicità, compaiono anche le cosiddette "casuali") e viceversa (quelle che partono dall'uomo stesso, generate dagli istinti; nel 6° episodio del "Decalogo", sesso e amore).
    Amore che, in questo senso, può esistere, come tutte le altre forze, senza troppa idealizzazione. O forse no? Il dubbio è lecito: certo, se dietro la tenda fosse comparso il figlio soldato della signora, la risposta sarebbe sicura: sì. E invece...

    ps: il tizio in coda, di spalle, che la donna trova alle poste, prima di scoprire la sorte del ragazzo, è il regista. Wikirofum.

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