Ieri sera, in sala Ninna è
tornato a splendere il sole. Dopo che per più di due settimane l’hanno fatta da
padrone le affascinanti atmosfere plumbee di Kieslowski, è Buster Keaton a
riportare il sorriso nella sala di Via della Maddalena con “Come vinsi la guerra” ("The General"),
commedia del 1927, opera dal carattere frizzante e moderno, uno dei suoi film
più noti e uno dei suoi più grandi successi di pubblico.
Johnnie è un ferroviere del Sud
nel 1861, durante la guerra di secessione americana, che si trova costretto a
diventare soldato per conquistare la stima e l’amore della sua bella che dovrà anche
salvare da un involontario rapimento da parte dei soldati del Nord.
La guerra vista attraverso gli
occhi dell’omino individualista e cocciuto che riflette nella sua totale
inespressività l’impossibilità di capire il mondo è un’inutile girandola priva
di ogni drammaticità, in cui gli uomini cadono come soldatini di piombo e la
vita umana perde qualunque valore. A Johnnie infatti interessano solo due cose:
la sua locomotiva e l’amore di Annabelle.
“Johnnie” Keaton sembra danzare
sul treno lanciato all’inseguimento della sua locomotiva che ha a bordo i
soldati del Nord e la sua innamorata. In questa pellicola il coefficiente di
rischio scelto dal comico - acrobata degli anni ’20 è elevatissimo, come la
difficoltà di alcune sue evoluzioni che lasciano stupiti per l’abilità e la
semplicità con cui vengono eseguite (tutte le riprese sono girate “dal vero”).
Il ritmo è ottimo e la commedia ha un carattere moderno per l’evolversi della
trama che ad un certo momento passa dal genere comico a quello avventuroso. Le
emozioni che trasmette non sono solo di relax
e divertimento grazie alla comicità dell’uomo “con la faccia di pietra”, ma
anche di suspense per le sorti della
ragazza e di Johnnie stesso durante l’inseguimento, nella scena nel quartier
generale nemico, come durante la fuga.
Più trama e meno gag, ma tutte comunque esilaranti come
sempre per l’attore e regista del Kansas.
Il film raggiunge il proprio
picco poetico nelle sequenze dei disperati tentativi di Johnnie di raggiungere
le sue amate (fidanzata e locomotiva), scene di grande semplicità capaci
tuttavia di aprire il cuore.
La tenacia e la spericolatezza di
Johnnie verranno premiate e il finale, non è “col botto” come altri suoi, ma è
una sacrosanta ultima dichiarazione di quanto sia più importante (fare) l’amore
piuttosto che la guerra.
Coinvolgente e divertente.
Ottimo.
(Ste Bubu)
Più trama e più gag, dico io. Eccolo Buster Keaton, giochi ad incastro millimetrico, coordinaziona massima di scenografia e attori (soprattutto Lui, ovviamente). Il racconto di questi inseguimenti (prima) e fughe (dopo) comporta un ritmo elevato che Keaton riesce facilmente a reggere, inventando ad ogni traversina, stupendo di metro in metro, divertendo sino all'ultimo.
RispondiEliminaConcordo, ottimo.
Al co-regista, Clyde Bruckman (1894-1955), va metà della nostra gratitudine.
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