Fuga d'artista

Dopo tanta pellicola estera, è con piacere che accolgo l'invito dell'"Anonima Santa Brigida", e proietto un Elio Petri sperimentale, con l'horror psicologico "Un tranquillo posto di campagna". Nel 1968, l'atollo artistico e confortevole spazzato dallo tsunami esistenziale post-moderno. Orso d'argento.

Fini i secondi!

Sotto il voltino di Santa Brigida, per una volta non vestito da cowboy, ho rincontrato William Wyler. Mi ha raccontato di quando, nel 1953, si divertì a girare una favola di principessa e mezzo cenerentolo. Si ricorda che rise sin quasi alla fine, per poi rassegnarsi alla realtà, in quelle "Vacanze romane".

Chi disprezza fava

Nello studio Negri siamo giunti metterci in pari con la filmografia del sorprendente Paul Thomas Anderson. Il tempo passa, lo stupore scema e colpisce tanto più la scadenza dell'ultimo lavoro del regista di Hollywood. "Licorice pizza", del 2021, s'accontenta di un amore tra due adolescenti diversi.

Scarola

Dopo i classici, dall'"Anonima Santa Brigida", le chicche: "Cadaveri e compari" (t.o. "Wise guys"), del 1986, sta nel filone scanzonato della filmografia di Brian De Palma. Parodia dei film sulla mala italoamericana, intrattiene col minimo voltaggio. Che dire? Dovrebbe essere l'ultimo film sulla terra, ma se davvero non avete voglia di uscire...potreste forse intravedere l'impercettibile declino d'un autore.

Rimpianti volanti

Tempi di recuperi estivi. Nella mezza manciata di pellicole sfuggiteci quest'anno, c'è stata "Past Lives" (2023). Pollice in su da Marigrade, mi ritrovo nel cortile del "Ducale" con un paio di cuffie in testa. Come se i dogi dormissero ancora. Vabbè, l'esordio alla regia della sudcoreana Celine Song, classe 1988 emigrata in Canada, convince per cura e delicatezza. Sballottati dal capitale in veste di "impegni di lavoro" e "realizzazioni", ecco grandi amori che fermentano in rimpianti autobiografici.

Itching thrilling

Classici e chicche dalla "Anonima Distribuzione Santa Brigida". Ad esempio, per Brian De Palma, la prima categoria trova in "Omicidio a luci rosse" (t.o. "Double body", 1984), un esemplare indelebile. Ode alla suspense e alle prurigini, a tutto ciò che ha suonato, e suona, sui colori carnosi e sanguinei del grosso telo bianco.

Il lavoro brucia

Balzando all'indietro, abbiamo concluso il miniciclo di tre proiezioni firmate Ridley Scott. Non certo un crescendo. Ad ogni modo, dopo l'ultima commediucola provenzale, "Il genio della truffa" (t.o. "Matchstick men"), del 2003, emerge come tra le più riuscite del londinese. Soffiate le recente lezioni nolaniane su nevrosi e smarrimenti, le declama a modo suo, in elegante e assillante galoppo.

Lasso per caso

Dal "grande perfezionista, autore di classici del cinema; dalle azioni spettacolari e complesse", Michael Curtiz, ci si aspetta qualcosa di più. Ma vedere nuovamente l'ungherese emigrato cimentarsi ancora nel western, genere allora più in voga, permette di intravederne il "mestiere". D'altronde, "Lo sceriffo senza pistola" (t.o. "The boy from Oklahoma", 1954), è un personaggio così poco carismatico da chiedere il contributo a tutto il set.

A tuono tra pazzi

Ieri sera era proprio da distopia. Manco a farlo apposta, che il canale TV Iris, all'interno della rassegna "L'altra dimensione", presenta una pellicola di culto pei miei coetanei: "Mad Max - Interceptor" (1979) del regista australiano George Miller, classe 1945. Evitata sinora, mi è toccato ammetterne l'atmosfera tangibile e coinvolgente, senza però unirmi alle grida disumane dei furiosi.

Quadri fermi

Ottima abitudine intercalare hollywoodianate con qualcosa di più. Che, ad esempio, alla voce "Slovakia", può venirci suggerito da "Foglio". Fratello minore, poiché successivo, del lavoro postumo di A. Munk, eccolo un vero fotoromanzo dall'oltremondo, album fotografico di uno ieri irriconoscibile: "Immagini del vecchio mondo", del 1972, di Hanák Dušan, regista classe 1938, di Bratislava.

Ricchi di love

Causa problema audio, così caro al rombante Ridley Scott, con Elena in sala Negri siamo saltati all'anno 2006 della sua filmografia. "Un'ottima annata" (t.o. "A good year") è una commedia sentimentale con il miliardario Russel Crowe che riscopre la calma in una vecchia magione di famiglia e ritrova l'amore nella micia ferita Marion Cotillard. Bisogna aggiungere altro?

L'orrido cosciente

Risalendo la filmografia polacca suggerita da "Foglio", si fa tappa al 1963. In quell'anno, Andrzej Munk (1921-1961), due anni prima scomparso in un incidente di ritorno da riprese ad Auschwitz, ivi ambientò il suo ultimo atto d'accusa su sopraffazione e indifferenza. Incompiuto, terminato da collaboratori, tra cui ufficialmente Witold Lesiewicz (1922-2012), "La passeggera" ne ha guadagnato in fascino, permettendo di riconoscervi un capolavoro del cinema.

Il lavoro uccide

Un inatteso DVD della rediviva "Anonima Santa Brigida" permette di darci una botta con Ridley Scott. La prima è fragorosa. Col "Il gladiatore", del 2000, il regista londinese tornò alla sontuosa spettacolarizzazione. Da un soggetto convincente, un peplum kolossale che fa brillare gli occhi, tremare i timpani. Tra i più riusciti di Scott Sr.

La fine del grano

Giugno senza western, luglio galoppa ai ripari. Ieri pomeriggio ho fatto la conoscenza di Arnold Laven (1922-2009), regista statunitense che, oltre ad una piccola casa di produzione, non lasciato grossi segni su pellicola. Ma "Geronimo!", del 1962, un po' tardivo nei temi, è ancora in grado di intrattenere con la classica letteratura dei vincenti del Lontano West.

Oh mio zio...!

Chiudiamo giugno col provocatorio eroico "Hardcore" di Paul Schrader, del 1979. Dopo aver sondato i sindacati, il regista delle alienanti perversioni (...) mise i panni di padre devotissimo con figlia a pecora. Il risultato è una robusta azione diretta, senza contare su altre "forze".

Mentirsi

La scorsa settimana, il giugno delle sale si è concluso con una firma agognata. Nuri Bilge Ceylan, regista di Istanbul che ha già lasciato il segno sul Cinerofum, col suo ultimo lavoro, "Racconto di due stagioni", del 2023, si allontana dal paesaggio per concentrarsi sulle minime bugie, i minuscoli tradimenti verso se stessi. Verso gli altri.

Amore terrorista

Famelici sulle orme di Leos Carax e, soprattutto, Denis Lavant. Quindi in sala "Negri" il pulviscolo luminoso colora il telo bianco di "Rosso sangue" (t.o. "Mauvais sang"). Interessante film di genere e di rottura, del 1986, noir sper e sent-imentale, rivisto con la lente post Nouvelle Vague del regista parigino.

Ricordo i battiti

Girovangando il cinema mondiale assieme a "Foglio", con Elena siamo transitati dalla Jugoslavia, oggi Croazia. Indietro al 1967, alla toccante elegia per una giovane "Betulla", cresciuta e falciata, diretta dal regista Ante Babaja (1907-2010). Sul telo bianco della "Negri", uno splendido classico.

Soffocati

Questo mese, col compare SimoMi, ci siamo attaccati alla giacca della nostra ultima fiamma registica, Michael Haneke. Nel 2001, nel romanzo della connazionale, classe 1946, Elfriede Jelinek, il regista austriaco trovò il terreno fertile, melmoso, in cui piantare l'appuntita m.d.p.. Proiettato in sala "Negri", "La pianista",  Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2001, ribadisce un regista magistralmente terrificante.

Sviolinata di classe

Raminghi sopra via Acquarone abbiamo recuperato, assieme alla mitica Carlotta e al nostro guest Matte (grazie a entrambi!), una commedia che, nel 1999, fece furore: "Notting Hill". Regia di Roger Michell, britannico nato in Sudafrica nel 1056 e scomparso nel 2011, in una commedia romantica dal successo assicurato dal soggetto distensivo, dalle star Julia Roberts e Hugh Grant e dalla soundtrack "I love 90s". Botteghini frantumati dal pubblico in cerca di favolette svaganti. "Ricchi e poveri", da Fratelli d'Italia al gay pride: yes You can!