Soffocati

Questo mese, col compare SimoMi, ci siamo attaccati alla giacca della nostra ultima fiamma registica, Michael Haneke. Nel 2001, nel romanzo della connazionale, classe 1946, Elfriede Jelinek, il regista austriaco trovò il terreno fertile, melmoso, in cui piantare l'appuntita m.d.p.. Proiettato in sala "Negri", "La pianista",  Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2001, ribadisce un regista magistralmente terrificante.
Ambientato nell'algida realtà accademica, conservatorio, lo dice il nome, s'intravede un rapporto madre e figlia: "alti e bassi", li chiamano. Figlia che non deve farsi sorpassare. Nelle gerarchie, lavorative o sessuali. Dal Walter Klemmer del seducente, ipnotico parigino classe 1974, Benoît Magimel, adatto ai contrasti. Alle note impazzite. Isabelle Huppert grandiosa.  Volto e nervi. Repressage. Lunghi silenzi sui bulesumme dell'anima. Sui piani diabolici. Chi è più fuori, lei o la madre? [Anne Girardot]. Le banali fondamenta dell'amore e non solo in una pellicola d'emozioni e intelligenza. Parafrasando: l'amore fa più schifo della morte. Vendette su vendette. Il sesto lungometraggio di Haneke è un'imperdibile capolavoro.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento