Tutto ebbe inizio con un "C'è solo un sudamericano, un cileno credo, al massimo spagnolo...". Appuntamento, quindi, davanti all'"Ariston". Biglietto fatto, la durata su internet?...Regia di Enrico Maria Artale, ok, con Margarita Rosa de Francisco e Maria Del Rosario Barreto Escobar, ok, ed Edoardo Pesce...vabbè. Produzione...gelo sulla tempia: è un film italiano. Attimo di panico, vòlto in ottimismo: "non è detto, vediamo". Ripagato, ché "El paraíso" del regista romanissimo, classe 1984, qui al secondo lungometraggio, si inserisce nei rari film nostrani correttamente sporchi e attenti. L'alienazione figlia dipendenze farmacologiche.
La regia di Artale curata dalle prime inquadrature. L'ottimo taglio delle interpretazioni anche. Mentre fascino e solidità della sceneggiatura, sempre del regista, vengono fuori lungo lo svolgersi di questo toccante, mai melenso, racconto di amore e distacco materno. Un rapporto madre-figlio da cruda borgata, dove amore e odio, sudditanza e indipendenza, si alternano coi battiti dei due protagonisti ai margini. Dialoghi esatti, stacchi sapienti, serviti all'ottimo attore romano, classe 1979, che spero non battistoneggi mai, e alla sorprendente cantante, conduttrice e attrice colombiana, classe 1965 (sorretta dalla prova della giovane connazionale María del Rosario). Con Elena piacevolmente colpiti. A volte sbagliando si scopre. Cappello al nuovo regista italiano.
(depa)
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