Questo mese nelle sale l'ultimo film di Yorgos Lanthimos. Per "Kind of kindness", all'"America", ci siamo fiondati in quattro. La parossistica iperbole esistenziale che ci travolge, nell'altrettanto insistita grottescheria del regista greco.
Dolci sogni pompano nel buio. Nostre capitali illusioni. Nei tre pazzi episodi, si parte con "La morte di R.M.F.". Devoti al, e mazziati dal, lavoro. Servitù e umiliazione volontarissime. Truffatori cronici, simulatori incalliti. Manganello porcello. Paranoia che monta. Il terrore del sequestro economico provoca deliri persecutori ostlundiani. Ironie bunueliane. Proni a tutto. Tra disponibilità e follia c'è solo un dito (mozzato), che si mangiò il dito che.... Vittima-carnefice e viceversa, l'unica dialettica. Cani suicidi. Negli ultimi due episodi, R.M.F. vola e mangia un panino. Riccio, lingue e fronte salmonata. Gocce di lacrime turistiche ("Forse è giusto così. Ci mancherai molto"). Ballare a cazzo, oh-ho. "E' un tipo" sta per nulla.
Non il più masticabile, ma in linea (gli argomenti vi sono, e grossi: depravazione come disgregazione, etc.) con la graffiante e visionaria filmografia di un regista riconoscibile, unico.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento