Amore terrorista

Famelici sulle orme di Leos Carax e, soprattutto, Denis Lavant. Quindi in sala "Negri" il pulviscolo luminoso colora il telo bianco di "Rosso sangue" (t.o. "Mauvais sang"). Interessante film di genere e di rottura, del 1986, noir sper e sent-imentale, rivisto con la chiave post Nouvelle Vague del regista parigino.
Michel Piccoli, Juliette Binoche (mai vista ventiduenne, e pensare che l'ho vista) e il nostro di Neuilly-sur-Seine. Jean è stato suicidato. Per la morte di Valéry? E l'americano? Personaggi misteriosi nel poliziesco stilizzato (Godard). Alex è un giovane Denis Lavant con la sua febbre marchiata, "enfant terrible" alter ego del regista (?) E Lise...(e gli amici di suo padre). Echi di solitudini sfumate e repentine distanze karwaiane. Denis Lavant giallonero tra muri di luna bianca. Poesia smaccata, che non cola. In una Parigi afosa e paralizzante ("Ci devo pensare"), il virus della STBO contro l'"amore sincero" apre allo spionaggio farmaceutico...
Bellissime le zone d'ombra di Carax. E i silenzi prima della malinconia. E l'immediatamente, dalle origini, Denis Lavant fisico, danzante in differenti fughe. "Lingua muta" per eccesso di comunicatività. Brama di contatto. La cometa di Halley, come sentimenti e reazioni, non ha nulla di fisico. Ecco ANNA, angelo da una brutta caduta.
Alle "onde infrante nel mezzo dell'oceano". Nemmeno due angeli salvano Alex da un destino fottuto. Morto. "Peut-être".
Anche se Elena, ancora distante da questo cinema, ha incredibilmente ceduto (orizzontalmente), resta una perla diversa (roba da "Foglio", tra l'altro), anche per questi due, ieri giovanissimi, oggi grandi attori.
(depa)

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