Regime Caeli

Per la seconda volta sul Cinerofum, Fred Zinnemann. Appartenennte alla generazione dei rigorosi (classe 1907), il regista austriaco nel 1959 sfiorò gli Oscar con una trasposizione elegante e intensa. Estenuante e frustrante Scuola d'obbedienza, quando fuori infuria la battaglia. "La storia di una monaca".
Da un romanzo della statunitense Kathryn Hulme (1900-1981), i "Warner Bros" presentano la fredda fotografia del connazionale Franz Planer (cinque nomination), nel Technicolor perfetto per le linee e temperature dei due, austroungarici come Franz Waxman che, colle sue musiche, riveste a-volte-anticipa i momenti. Con Audrey Hepburn e "co-starring Peter Fynch". Ma sono gli occhi lucidi e le gote bollenti dell'attrice belga, cresciuta tra le invasioni naziste, a ricoprire lo schermo. Farsi suora. "Sacrificio della (sua) vita a dio" (e Jean s'attacca). Regole e doti. Un numero, 1072, come Maria Policardo del Congo. Sei mesi di postulantato, registrato nei "mi accuso". Nelle iridi di suora Lucia, lo spavento dinanzi al regime divino. "Suora laica", "ipocrita con se stessa", infermiera non suora, troverà la sua strada. Sguardi bassi, l'orizzonte ai piedi. Col noviziato, altri tre anni di detenzione volontaria. I dubbi, quel minimo di dignità che sprigiona un'istintiva disobbedienza (conventuale, niente di rivoluzionario). Quindi alla scuola di medicina di Anversa. [1930]. Orgoglio da umiliare: l'ospedale psichiatrico il luogo adatto. Le pazienti pericolose rinchiuse in cella, "si cerca di trattarle con gentilezza e buone maniere". Via, nella giungla del fiume Congo. Grande Sora Audrey, colla sua "Rigidità indice di una snervante fatica interiore". Obbedienza, come fosse stata la prima caratteristica di Cristo.
Con qualche didascalismo moraleggiante (l'agguato omicida, sul perdono), d'altronde insito nelle religioni, rimane una tormentata e coinvolgente storia di un'infermiera, chiusa splendidamente.
(depa)

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