Naviganti del cinema nostrano, seguendo il caro "Foglio", s'approda al 1959, quando Roberto Rossellini tracciò uno dei suoi personaggi migliori. "Il generale Della Rovere", con tutta la mimica di Vittorio De Sica, disegna la curva di quei milioni che non insorgono, accettanno, o s'arrangiano, sino a quando esala l'ultima goccia di dignità, che rende spavaldi dinanzi all'infamia. "Il film che ha trionfato alla XX mostra di Venezia", "Leone d'oro di San Marco".
Con l'indimenticabile attore-autore di Sora e "con la partecipazione straordinaria di Sandra Milo", Giovanna Ralli e Anne Vernon. Dall'umiliazione alla riscossa. Dall'ennesima a quell'unico gesto che ti innalza da sbirro infame a giusto tra i giusti. Unità di luogo negli studi di cinecittà, tra Genova e Milano impossibili, Marassi e San Vittore le due uniche alte mura, con orecchi, sì, "sono dappertutto", ma anche cuori. Galassie di luce di distanza da YouPol, il brulicare di piccole grandi comunità che resistono. Nella "Valéry", appagamento per Elena e me, dinanzi a questo film robustamente commovente, eccitante, come una buona tazzirilla.
(depa)
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