A las barricadas

Alcuni ragazzi hanno riaperto la buona stagione delle proiezioni in piazza. Ripartenza a stento, tra tecnicismi andati a male e pellicole più giuste che belle. Ma Elena, Simone, io, tutti gli altri in "Posta Vecchia", a conoscere il colombiano Sergio Cabrera. Regista classe 1950 di Medellín, una ventina di pellicola nel sacco, nel 1993 realizzò un'accorata e attuale tragicommedia sociale sugli sfratti popolari. "La strategia della lumaca". Satira sarebbe se non fosse realtà.
Pellicola da filmografia "di classe", in piena lotta per la casa, contro tutti gli sgomberi e gli stratagemmi gentrificatori di una società inchinata al profitto. Pellicola politica, con l'autogestione e l'azione diretta dal basso come unica breccia conflittuale, battaglia difensiva dinanzi agli attacchi del potere. La favola di riscossa, senza scordar la dinamite, presenta i suoi multiformi personaggi, con tutte le menti rappresentate. Il marxista, l'anarchista, i refrattari alle "soluzioni poco ortodosse", il prete che vuole parlare, l'avvocato autodidatta dei misci, il pueblo che soffre, rinuncia, si rimbocca le maniche, si arma. Contro rappresentanti delle istituzioni sorti da vanità, meschinità, corruzione.
Incetta di premi, partecipazioni e compartecipazioni. Nei titoli di testa, nelle melodie equatoriali, illustrazioni semplici e popolari, prima degli scontri, rabbiosi, gioiosi, determinati: "Il leggendario sfratto della casa Ulive". "Disagio e lutto". Primo: "Ingiustizia della Giustizia". "Fidarsi degli uomini, non delle leggi" (=problemi). Si era, si è, "Prigionieri del passato, del nostro egoismo e dell'ignoranza". Poi soffia. "Brio, passione, amore nella realizzazione della strategia". Musichette celebrative per l'allegoria da formiche laboriose, mettersi lì e fare (costruire, distruggere), con "precisione e sorpresa fattori determinanti".
Dedicata a Sylvia Duzan (1958-1990), giornalista uccisa dai paramilitari dello stato, nel terzo massacro di Cimitarra, poiché solidale alla lotta contro gli sfratti proletari nel suo paese.
(depa)

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