Alienaction

Percorrere la filmografia di Hiroshi Teshigahara comporta salti, abissi, giravolte e ritorni. Giungendo a "L'uomo senza mappa", del 1968, si scorge una spy-story allucinata e smarrita, dove la solitudine dell'eroe causerà la sua frammentazione.
Nei titoli di testa, la calma dei colori del maestro di Ikebana. Poi la quinta e ultima volta a quattro mani con lo scrittore Kōbō Abe, con la sceneggiatura che scivola dalle mani. Bisogna ritrovare Nimiro, scomparso da sei mesi. La moglie è in pena. Una minaccia fantascientifica aleggia come una nota acuta. Giacche, lanterne, fiamme a piccare notti scure, giornate grigie. Odio non è solo il nome di una sorella preoccupata.
Riflessi, colori, un giallo complicated, tra perversioni e complotti. Detective sconsolato tra gente ben strana. Indagine rischiosa, che massacra. Un mistero da inquadrare con le geometrie degli incubi solitari. Nel volgere di un contratto può cambiare tutto, o quasi. Ancor più criptico dei precedenti, o non ho capito.
(depa)

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