Anima paraffina

Ancora da una suggestione di Simone, l'inattesa opportunità di rincontrare Hiroshi Teshigahara. Il regista tokyota, "esponente dell'avanguardia giapponese", nel 1966, ne realizzò una delle sue. Intendo "pellicola", sottendo "giocosa e audace mescolanza di generi". "Il volto dell'altro" è un saggio thrilleriatrico in cui lo splendido bianconero delle sue immagini corrisponde all'atroce sgomento delle nostre recite.
Terza delle quattro collaborazioni con Abe Kobo, nei panni dei "complessi d'inferiorità, che scavano vuoti (da riempire)". Cose da chirurghi e psichiatri plastici, "infatti". "Una dozzina di centimetri quadrati di pelle sopra il collo". Le distanze della mente sono gli spazi del proscenio, col montaggio graffiante e assordante degli avanguardisti. Nel dolore solitario, d'una menomazione fisica o della libertà, scattano quesiti rabbiosi. Cui la scienza risponde coi suoi esperimenti bianconeri. Un "uomo bendato", in fuga da se stesso. Prima che la maschera, "droga d'invisibilità",  la sopraffaccia, ogni persona subodora il mostro che è in sé ("incontra un amico e prova"). [La moglie ascolta] Serrata la porta dell'anima, "una solitudine perenne". "Anche essere ubriachi può essere una maschera", claro.
Psicovisionario e spietato (Nagasaki). Reazionario, ma pare talmente assurdo, e "solitario", essere liberi. "L'intera idea era folle".
(depa

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