E via, si riparte, altro giro. Roba del nordovest italiano, questa volta. E' il capoluogo piemontese a fare da megafono all'arte cinematografica, suonando la "Torino Film Festival". La prima nota, riproposta la settimana scorsa a Milano, è stata allegra, ma da musichetta da camera. "2 autunni 3 inverni", dell'aquitano classe 1975 Sébastien Betbeder, con buona pace dell'organizzatrice della manifestazione, entusiasta della pellicola, è un filmetto senza pretese, anzi forse qualcuna...
Non fraintendetemi, il film è godibile ma, oltre a giocare facile (protagonista dalla faccia più che simpatica, Vincent Macaigne, anno 1978, che ritornerà in un altro film francese in concorso, con simile aroma, forse maggior gusto; trama leggera condotta con persistente voce fuori campo), commette il peccato di credersi più alto di quanto sia (al capezzale dell'amico...brr). Anche qui, la mano non viene avvicinata con scatto alla bocca, i fastidiosi attimi di unto sono limitati, ma fanno sì che il film voli sempre a bassa quota. Si ride molto (nulla di che, eh, si ironizza pure su impiccagioni suicide finite male: "s'è rotta la trave", tanto per capirci), si assiste a gag alla Zelig e ci si ritrova improvvisamente di fronte agli aspetti più dolorosi (balle, la vita vita non è così), ma in maniera scorbutica, anzi, fuori luogo. La nota positiva è il suddetto attore d'oltralpe, col suo physique du rolls e la sua chierica, che me lo rendono subito amico, mal supportato, invece, dalla sosia di Catherine Deneuve (!).
Diciamo che questi sono i blockbuster di noi montati e falliti cinefili.
(depa)
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