
Per mostrarci tutto questo gran pessimo ma interessante panorama, il regista dispone dei tempi cinematografici e non li spreca. Si apre sulla Bergen faccia d'angelo, un po' spigolosa come lo sono l'approccio amoroso e il mantenimento del rapporto, la quale gironzola, premonitrice di diabolici momenti, alla ricerca di un predatore o, a ben vedere, di una preda. Poi, trum, ritmo serrato, uno tocca, l'altra pure, entra in campo Jack che inforca subito, prima lei, poi l'amico. Non perde tempo Nichols: il volenteroso amico spinge sulle fasce, completando il triangolo scabroso (molto più 40 anni fa) che darà il via alla lenta caduta. Chiodo fisso che fa vibrare l'asse terrestre, rappresentato con freddezza (la donna sul ghiaccio) e ironia (e un mitico Jack: "è un'idea...molto buona!").
Col raffreddarsi dei bollori, del racconto e degli animi, il film rallenta, seppur l'angoscia sotterranea si percepisca scalpitante (la scena del telefono senza risposta...). Ma la sterzata, in ogni caso, è brusca (verosimile o no).
Film sul maschilismo e sue varianti più o meno accentuate, con sequenze suggestive, come quella notevole della recita erotica, e inquietanti, senza pagare, ecco il successo del regista, in stile.
(depa)
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