La vigilia di Natale, freddo e pioggia, chiama a sé il Cinerofum per una serata di cinema nella sala genovese Negri. Quindi annullo tutto e inserisco una videocassetta..."Conoscenza carnale", dello statunitense Mike Nichols (quello de "Il laureato"), del 1971, apparteneva alla collana, de "L'Espresso", de "I classici proibiti", cioè quella serie di VHS rosso fuoco che, a noi giovincelli dai primi peli, prometteva calde immagini mai viste...
...e infatti, nulla di tutto ciò, ma semplicemente un film discreto che mette in mostra un Jack Nicholson in ottima forma, capace di dar sostanza a un affresco inquietante sui rapporti amorosi visti dal maschio appena uscito dalle rivoluzioni sessuali degli anni '60, invero ancora legato a dinamiche primitive e, ciò che è peggio, giustificate nelle sterili parole di una sterile scambio di chiacchiere studentesche. Le quali sedimentano e, se non si è lesti nel correre ai ripari, daranno forma a deviazioni ormai alla deriva.
Per mostrarci tutto questo gran pessimo ma interessante panorama, il regista dispone dei tempi cinematografici e non li spreca. Si apre sulla Bergen faccia d'angelo, un po' spigolosa come lo sono l'approccio amoroso e il mantenimento del rapporto, la quale gironzola, premonitrice di diabolici momenti, alla ricerca di un predatore o, a ben vedere, di una preda. Poi, trum, ritmo serrato, uno tocca, l'altra pure, entra in campo Jack che inforca subito, prima lei, poi l'amico. Non perde tempo Nichols: il volenteroso amico spinge sulle fasce, completando il triangolo scabroso (molto più 40 anni fa) che darà il via alla lenta caduta. Chiodo fisso che fa vibrare l'asse terrestre, rappresentato con freddezza (la donna sul ghiaccio) e ironia (e un mitico Jack: "è un'idea...molto buona!").
Col raffreddarsi dei bollori, del racconto e degli animi, il film rallenta, seppur l'angoscia sotterranea si percepisca scalpitante (la scena del telefono senza risposta...). Ma la sterzata, in ogni caso, è brusca (verosimile o no).
Film sul maschilismo e sue varianti più o meno accentuate, con sequenze suggestive, come quella notevole della recita erotica, e inquietanti, senza pagare, ecco il successo del regista, in stile.
(depa)
Per mostrarci tutto questo gran pessimo ma interessante panorama, il regista dispone dei tempi cinematografici e non li spreca. Si apre sulla Bergen faccia d'angelo, un po' spigolosa come lo sono l'approccio amoroso e il mantenimento del rapporto, la quale gironzola, premonitrice di diabolici momenti, alla ricerca di un predatore o, a ben vedere, di una preda. Poi, trum, ritmo serrato, uno tocca, l'altra pure, entra in campo Jack che inforca subito, prima lei, poi l'amico. Non perde tempo Nichols: il volenteroso amico spinge sulle fasce, completando il triangolo scabroso (molto più 40 anni fa) che darà il via alla lenta caduta. Chiodo fisso che fa vibrare l'asse terrestre, rappresentato con freddezza (la donna sul ghiaccio) e ironia (e un mitico Jack: "è un'idea...molto buona!").
Col raffreddarsi dei bollori, del racconto e degli animi, il film rallenta, seppur l'angoscia sotterranea si percepisca scalpitante (la scena del telefono senza risposta...). Ma la sterzata, in ogni caso, è brusca (verosimile o no).
Film sul maschilismo e sue varianti più o meno accentuate, con sequenze suggestive, come quella notevole della recita erotica, e inquietanti, senza pagare, ecco il successo del regista, in stile.
(depa)
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