Natiche e stemmi imperiali

Ieri pomeriggio, un'altra VHS de "I classici proibiti". Questa volta lo scandalo c'è. "Vizi privati, pubbliche virtù", film del 1976, dell'ungherese Miklós Jancós, è una vera orgia di corpi danzanti e gesti dissacranti, ebbrezza che contamina lo spettatore facendogli riscoprire la bellezza del fisico umano, il fascino della pernacchia al potere.
Per questa produzione italo-jugoslava (Zagabria), espressa anche nella stesura a quattro mani di soggetto e sceneggiatura da parte del regista e della cuneese Giovanna Gagliardo, le polemiche sollevate furono tante. E lo si può anche capire. Ormai, però, siamo grandicelli. Recentemente abbiamo incontrato alieni, assaporato il dolore di una bomba atomica vecchia di 50 anni (ma sempre viva), visto vampiri frustrati, folli balli mortali...dovremmo essere in grado di vedere una nutrice 50enne che fa su e giù col pisellino del suo protetto, o apprezzare curve rosa nude in ballo senza arrossire di vergogna o sbavare di voluttà. Ma sì, ma sì, è possibile.
In questa pellicola "proibita", con passaggi stupendi che realizzano un connubio perfetto tra corpi e musica (la danza in cerchio e il menestrello, per esempio), la difficile corda della sua particolare poetica è tenuta, a mio modo di vedere, sempre ben tesa. Tutt'attaccato: MaiVolgareOddioTranne...Intendo dire che, per quanto audaci e non abituali per i miei occhi, questi stessi si sono trovati più volte a ringraziare per ciò che stava scorrendo sullo schermo piuttosto che ad accusare. Ahaha, mi sto accorgendo solo ora del possibile fraintendimento...voi direte: "Belin ti credo! Guarda lì che...!". No no, cioè, sì sì. Tanti bei fondoschiena, seni cotti a puntino, sguardi languidi e foreste incantate...ma è la mano del regista che emerge potente. Cinema dei corpi, spesso in fiore, nella loro nudità, unione e coralità. Emozionanti alcune sequenze dei balli in cui la m.d.p. è l'osservatore attento che vorremmo essere. Spesso vi capiterà, tra un petto scoperto e l'altro, di ritrovarvi ad osservare l'elegante involucro messo in scena dagli autori. Merito anche agli attori, capaci di trasmettere con espressioni e pelle l'atmosfera del film, immersa non solo nel ludibrio, ma ugualmente nella senso di libertà (quindi, di rottura). Certo, le ragazze di questa bella comunità hippie, forse un po' troppo spinta, forse no, erano meravigliose e...avanti! De Mandeville o Mayerling che dir si voglia, mi piace pensare che ogni epoca abbia avuto il suo luogo proibito, la sua villa a "conduzione particolare". Altrimenti non avremmo fatto un metro. Questo film trova il suo significato in questa speranza. Quindi raccontarlo si deve; farlo così è una possibilità. Apprezzabile, secondo me.
Il velo del regno magico ero-antagonista cade solo poche ore prima del plotone decisivo, rivelando la (triste?) immagine reale nello specchio e, forse, un amore più intimo, più unico, forzatamente una tantum.
"Io racconterò...della vita privata dell'imperatore!"
(depa)

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