Nuovissimo cinema polacco?

Il secondo film presentato alla rassegna milanese inerente il TFF (W gli acronimi: "Torino Film Festival"), lunedì scorso, è stato un film polacco che colpisce per purezza stilistica, sostenuto da una fotografia in bianco e nero in grado di adagiare lo spettatore, con movimenti eleganti, sui una storia, su di un'atmosfera che di pesante, invece, ha molto. "Ida" è l'ottima pellicola di Pawel Pawlikowski, nato a Varsavia nel 1957, il quale ha già girato una decina di lungometraggi (che io ignorante non ho mai visto né sentito, così come il nome dell'autore), dimostrando di aver messo a frutto l'esperienza maturata.
Pellicola matura, appunto, del quale il pubblico non può che percepire la solidità estetica e, anche, narrativa, seppur in leggero ritardo rispetto alla sorellastra. Perché, se gli eventi scorrono sullo schermo con lo stesso fascino delle immagini, ciò che resta negli occhi, dopo una settimana dalla visione, è soprattutto il grigio della terra polacca e dell'anima dei protagonisti di questa storia che discende dalla Storia. Intreccio affascinante che danza in avanti col ritmo giusto delle intime tensioni delle due protagoniste, ortogonali ma di eguale forza. Giusto è anche il finale, agrodolce come bisogna, in armonia con la suddetta aggraziata fotografia, che esalta bene il contrasto offerto dalle due personalità delle due affascinanti figure protagoniste. Queste sono già un acuto invito al confronto, all'analisi di ciò che pare, ma poi non è.

(depa)

Voto: 7.

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