Il secondo giorno di Torino Film Festival, tradotto a Milano, propone il primo lungometraggio della regista catalana, classe 1980, Neus Ballús. "La plaga" ("L'infestazione") è un buon film di qualità, ambizioso il giusto, attento uguale. Essendo venuto a conoscenza della genesi della pellicola, ne sottolineo l'affascinante effetto di film-documentario, amalgamato da ottimo film, intelligente quanto un documentario dovrebbe.
Caleidoscopio di forme reali, esistenziali che s'incastrano, sfiorano, fondono, ora pronte a generare l'eterna catena degli eventi, a dare il via ad una nuova vita di immagini, ora disposte a disfarsi in buio. Vita e morte.
La regista sa girare, basterebbero le sequenze degli allenamenti di Lurie, a capirlo. Poi si susseguono immagini naturalistiche che evidenziano la sua sensibilità, al bello e al vero. L'occhio dell'autrice è attento nel cogliere le sfumature emotive dei variegati, sempre credibili, personaggi. E non è vero che non succeda nulla e che non si scavi a fondo. Il fondo c'è, eccome, basta compiere lo sforzo di affacciarsi. All'altezza i protagonisti (dei quali alcuni non professionisti...).
Mezzo voto in più per il coraggio di fermarsi, lungo questa rischiosa pellicola, tra interminabili giorni di assordante canicola e brevi altri di illusoria burrasca. La ruota gira e questo piccolo grande film ce lo racconta, ancora una volta, senza speranze né vittimismi. Maturo.
Voto: 7,5.
(depa)
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