27 Dicembre, dopo una soddisfacente cena tra amici alla Montallegro (sì, dopo tutti in clinica...), c'è solo spazio per un film in sala Negri. Anche visto e rivisto; le feste, a chi le sa ascoltare, sanno dare consigli di riciclaggio, riuso, minimizzazione degli sprechi. E allora vado sull'usato sicuro, dico pavidamente che "il giorno dopo sono più buone" e riscaldo la VHS di "Un americano a Roma", film di Steno, datato 1954. Manifesto della comicità made in Alberto Sordi, mette in fila sketch indimenticabili che vien voglia di spostare in vetrina, affinché non vengano ammirati sempre gli stessi...
E' un gran film comico. Stefano Vanzina (alias Steno), cresciuto a pane, Totò e tante altre leccornie nostrane, conosce bene lo strumento e quali corde sfiorare e quando. Se a ciò si aggiunge un Sordi in gran forma, fisica e artistica, si può intuire quale polvere esplosiva si possa essere messo su. Le movenze, le espressioni, le battute (quelle parole esatte) utilizzate dall'attore romano sono perfette, nessuna nota stonata ("tante volte vero...qualche lumacone!..."); l'intrinseca comicità della "copia della copia", di cui noi italiani siamo massimi esperti, offre alla grande verve comica di tutti gli autori (tra cui lo stesso Sordi, poi Scola e altri) il terreno ideale. Sono molte le sequenze che, di volta in volta, mi sorprendono a ridere come uno sciocco. La scena con "bertuccia", l'americano nero in giacca e cravatta, è meravigliosa...quella dl campo di prigionia tedesco pure (gli altoparlanti che gridano cose senza senso, ahahahah). "Cornutaccio vero, ormai è assodato!". Lo stesso "Santi Bailor"...Non ha senso elencarle, mi fermo.
, Divertente. Sì, virgola prima e poi maiuscola. La D di Divertente non potrebbe essere altrimenti. Non è questione di punteggiatura, ma di grandezza artistica. E di semantica, di veridicità. E' una pellicola Divertente punto. Steno e Sordi non meritano parole, ma occhi puntati sui "loro" schermi.
(depa)
, Divertente. Sì, virgola prima e poi maiuscola. La D di Divertente non potrebbe essere altrimenti. Non è questione di punteggiatura, ma di grandezza artistica. E di semantica, di veridicità. E' una pellicola Divertente punto. Steno e Sordi non meritano parole, ma occhi puntati sui "loro" schermi.
(depa)
Conobbi Steno all’inizio della mia avventura da cinerofumante con il deludente, diretto in coppia col maestro Monicelli, “Totò e le donne”. Poi lo rincontrai nel gradevolissimo “I due colonnelli” e infine, oggi pomeriggio, di ritorno da una notte fuori bella, particolare e probante, “Macaroni... m'hai provocato e io te distruggo, macaroni! I me te magno!” … Che bello…
RispondiEliminaUn’oretta e mezza di relax… Quello che ci voleva…
Un Alberto Sordi fantastico è vittima di un’ossessione che in realtà sarebbe appartenuta di più a generazioni future (un po’ precursore, Steno). La storia di Nando passa per il periodo della seconda guerra mondiale, sempre molto affascinante per ogni commediografo, e si conclude col classico “finale col botto”. Molto brava e carina anche la Maria Pia “Elvy” Casilio, ma ogni volta che Albertone apre bocca o semplicemente si muove, la battuta e lo sketch sono serviti, ed è uno spasso!
Gran bella commedia (all’) italiana. Concordo: Divertente.