Nel terzo giorno del Torino Film Festival 2013@Milan, in programma c'è l'ultimo film del regista statunitense Jim Jarmusch (classe 1953). Meno male, così possiamo invitare l'esponente del cinema underground americano, se non proprio in sala Uander, almeno sul nostro 'Rofum. Glielo si deve, accomoderemo tutto il resto. Intanto, questo "Only lovers left alive" mi permetterà di sottolineare la sensibilità del regista nell'allestire atmosfere decadenti (anzi, già morte) e favole pungenti. Mordaci direi...
Jarmusch salta sulle bocche degli appassionati di cinema da ormai una trentina d'anni, nonostante il suo ciuffo bianco, che suggerisce altri pesi anagrafici. E' un autore considerato maturo, quasi mai superficiale. Quindi, vederlo girare un film sui vampiri potrebbe incuriosire quanto spaventare. Io, lo ammetto, mi sono trovato di fronte allo schermo, senza sapere nulla (come mi capita spesso). Niente del film, chi fosse l'autore e quale l'argomento. Tant'è che capisco alcune battute, pronunciate dal protagonista millenario, solo riavvolgendo il nastro con rapidi flashback riparatori. Ok, è una storia di vampiri. Stiamo a vedere.
E da vedere c'è. In primis, perché la fotografia gotica (ricordo che quei poveretti devono stare con le tende sempre chiuse) messa in scena è molto curata e affascinante; in secundis, perché l'intreccio originale permette (ecco il caro vecchio Jarmusch) di porsi molti quesiti e stilare qualche conclusione. Pellicola emo-sbarazzina, quindi, che tramite lo spunto letterario dei vampiri offre, a chi ne ha voglia, la possibilità di riflettere sul tempo che passa, quello già trascorso (morto) e quello in arrivo (sprecato). Il vecchio, il nuovo e una donna. La solita, quella che porterà lo scompiglio; determinerà la fine.
E da vedere c'è. In primis, perché la fotografia gotica (ricordo che quei poveretti devono stare con le tende sempre chiuse) messa in scena è molto curata e affascinante; in secundis, perché l'intreccio originale permette (ecco il caro vecchio Jarmusch) di porsi molti quesiti e stilare qualche conclusione. Pellicola emo-sbarazzina, quindi, che tramite lo spunto letterario dei vampiri offre, a chi ne ha voglia, la possibilità di riflettere sul tempo che passa, quello già trascorso (morto) e quello in arrivo (sprecato). Il vecchio, il nuovo e una donna. La solita, quella che porterà lo scompiglio; determinerà la fine.
Qualche sequenza a buon mercato (la classica "No, impossibile", stacco, "Ecco, appunto: sì") probabilmente dovuta a quella fetta di utenza facilmente accalappiabile anche soltanto tramite la locandina, non intacca troppo una pellicola meno leggera di quanto possa sembrare nei contenuti, di buona fattura estetica esattamente come appare.
Inutile dire che la britannica Tilda Swinton, classe 1960, è perfetta nella sua algida (albina!) presenza.
Voto: 6/7.
(depa)
Voto: 6/7.
(depa)
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