Passano gli anni, ma non la "fame chimica"...

Nel 2004 uscì nelle sale “Fame chimica”, pellicola che ha alla regia la semi-sconosciuta coppia Antonio Bocola e Paolo Vari e, come interpreti, una sfilza di esordienti e semi-esordienti, ma il risultato è assolutamente più che soddisfacente: la pellicola, infatti, non sarà un capolavoro di tecnica ed estetica, ma emoziona, raccontando la vita di (un) quartiere in maniera decisamente realistica, tanto che chiunque di noi (coetanei dei protagonisti del film) può ritrovarsi (ventenne) in almeno uno dei personaggi… e scusate se è poco!?!

Il film è introdotto dall’omonimo brano “Fame chimica”, scritto e interpretato da un incazzatissimo Luca "'Zulù" Persico durante il passaggio dei titoli di testa (mi ha ricordato l’inizio del “L’odio” con “Burnin and lootin” di Bob Marley) e lo spettatore si sente subito immerso in un clima scanzonato e disagiato nello stesso tempo.
Il quartiere è in subbuglio a causa di un cazzo di tabacchino nazi-dimme’, tal Grignani, che ha deciso di montare una protesta contro la presenza degli immigrati nel quartiere che “portano via il lavoro, portano droga e delinquenza e perché la gente ha paura di girare per le strade” e propone di far costruire una cancellata per dividere il quartiere in due: una zona per gli immigrati e una per i residenti.
All’inizio ho percepito la recitazione dei protagonisti un po’ fastidiosa, ma la storia mi ha preso talmente tanto, fin da subito, che il fastidio è scomparso tempo zebra.
Belin raga! Arriva Manuel (Matteo Gianoli) che è un po’ il “ras” del quartiere, un prototipo perfetto di “zarro”, vestito tutto di marca, con il giro giusto di amici e di ”affari” ed è il miglior amico, fin dai tempi dell’infanzia, del protagonista Claudio (Marco Foschi), che invece è un “bravo ragazzo”, umile lavoratore, un idealista, uno che ci sballa a sballarsi, che frequenta il Centro Sociale Occupato della zona e che vorrebbe vederci lungo, ma ogni tanto si perde in para e stronzate. Mentre a Manuel gliene frega solo di sballarci, della cumpa della piazzetta, dell’amicizia vera, sincera ed onesta che ha con Claudio e che gli affari gli vadano bene, che si tratti di piazzare un po’ di bonza o di far saltare un papero. Parte degli immigrati e dei compagni del Centro e parte di quelli che vogliono cacciare “i negri” sostenuti dai nazi? che cazzo  gliene frega a lui? Lui sta solo da una parte: dalla sua!
Manuel e Claudio sono seduti sulla panchina della piazzetta a farsi dei cocci con il resto della cumpa, quando riappare Maja (Valeria Solarino), la figlia di Grignani e la più figa di tutto il quartiere, che è stata a Londra per parecchi mesi ed ora vuole tirar su un po’ di soldi e tornarci perché “lì si sta bene, si trova più facilmente lavoro, si guadagna meglio e c’è un bel movimento” e Claudio, appena la vede, ci va a bagno, ma la sera stessa la incontra al Centro e riesce a farsela, in un luogo particolarmente fiero.
Ci va sotto il povero Claudio e, quando Manuel organizza una serata a quattro con lui, lei e una sua amica di Londra, vanno a ballare, smangiano e Claudio diventa un miscuglio d’amore e paranoie perché Manuel ha un gran carisma e una grande personalità e gli ha un po’rotto il cazzo  il fatto che, ogni volta che c’è una tipa, debba sballarci  così tanto coi discorsi.
La storia dei ragazzi prosegue tra dubbi, insicurezze, sballo e divertimento, mentre in piazzetta, la sera del comizio finale per proporre definitivamente di tirar su la cancellata, la tensione sale a bomba: scena (tragicamente) mitica! Si assiste ad un vero e proprio “O ballo re’ pezzienti” mentre Zulù ce lo canta e ce lo suona (anche tanta musica elettronica nel cervello, in questa pellicola) in questo che è sicuramente il passaggio più emozionante di tutto il film. Tanta rabbia, cazzo!
C’è ancora lo spazio per una probabilmente giusta “morale” della storia e le vicende dei ragazzi finiscono come probabilmente (purtroppo per Manuel…) è giusto che sia. Tutti spinti ad arrivare dove sono arrivati dal desiderio di placare una volta per tutte questa dannata “Fame chimica” che “non molla, no, ti si attacca sulla faccia ed ogni passo indietro rappresenta una minaccia, perché sai che ciò che sei è ciò che hai e non è mai abbastanza, non c'è creanza, la robba che vuoi tu lo sa l'alta finanza che mostra al mondo la tavola imbandita e invita tutti al banchetto e poi lascia fuori dalla stanza la grande maggioranza e vuole pure rispetto, sì, delle regole, rispetto della proprietà, rispetto della libertà, di fare quello che vogliono e di chiamarlo democrazia”…
Fidatevi: guardatelo!
(Ste Bubu)

2 commenti:

  1. Gran film a cui sono molto affezionato. Fu amore a prima vista per la sua realisticità, fronzoli zero. Le dinamiche di quartiere in tutto il loro fascino, tutta la loro rudezza. Con Manuel è stato ricreato alla perfezione un personaggio altrimenti dimenticato dal cinema (contemporaneo e non).
    Senza errori grossolani, pur rischiando.
    Rarità nel cinema underground nostrano (relativamente conosciuto, comunque), da vedere prima che l'ennesimo recinto ci venga chiuso attorno.

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  2. Rivederlo dopo tutti questi anni e con un oceano che mi separa da certi ricordi di profumi, immagini, societa' e ideali che sono comunque sempre piu' lontani nel tempo, mi ha fatto venire I brividi!
    Ancora complimenti ad autori e interpreti per come hanno raccontato una generazione, la nostra generazione. Fondamentale ovviamente in questo il ruolo della colonna Sonora, con il primo Zulu, quando era Al top (Depa, prova' a stargli dietro!? ) perfetto front man. Cenzu che fa un paio di apparizioni poi... Oh, ma io li ho pure conosciuti.. Vabbe' questa e' un'sltra storia...
    Bravi tutti gli attori. Bravi tutti. Evviva l'arte! Evviva il cinema!

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