Dai Salvatores, ripigliati!

Ieri pomeriggio, dopo la solita partita “a livello di Doria”, sono andato al cinema del Porto Antico, spinto dalla curiosità di vedere l’ultima opera del regista e sceneggiatore napoletano Gabriele Salvatores. "Educazione siberiana" è tratto dall'omonimo romanzo di Nicolai Lilin e, sapendo quali erano i temi, il periodo storico e il genere, pensavo potesse essere un gran bel film proprio perché di Salvatores e invece è stato una delusione.

Mi dispiace parlar male del regista di “Nirvana”, “Marrakech Express”, “Puerto Escondido” e, soprattutto, “Mediterraneo”, un regista che ho sempre apprezzato e che, anche quando non ha offerto grandi prestazioni, come, per esempio, in “Happy family”, ho difeso, trovando sempre una “giustificazione” più che argomentata e plausibile al film un po’ sottotono.
Ma questa volta la delusione è stata cocente e il film è indifendibile.
Abituato a riflessioni “filosofiche”, più o meno profonde, ma comunque sempre proposte in maniera piacevole e dai contenuti oggettivamente spesso condivisibili e portati avanti attraverso le storie di personaggi affascinanti, curiosi e, in alcune pellicole, divertenti, ho pensato che con una storia che narrava di una gang di “onesti criminali” della Siberia da sempre guidata da forti principi (alle volte anche oggettivamente e stranamente giusti), alle prese con il mondo che cambia dopo la caduta del muro di Berlino, il regista ci sarebbe andato a nozze nel poterci proporre, alla sua maniera, la sua visione dei fatti, dell’accavallarsi di idee, sogni e speranze (spesso illusorie) che c’erano in quel periodo. 
Invece questi argomenti vengono appena sfiorati e tutto si concentra sul conflitto personale (banale e scontato nelle dinamiche e nell’evoluzione) che nasce tra Ink e Kolyma, i due protagonisti del film. Cresciuti assieme ed educati “alla siberiana” dal boss nonno Kuzya (John Malkovich fa il suo), uno decide di seguire il richiamo del capitalismo che avanza e l’altro rimane fedele alle vecchie regole del clan siberiano e, perlomeno, dovrebbe creare sgomento e suspense questa storia del “cattivo” che diventa sempre più cattivo e della rivalità trai due che si inasprisce… e invece niente. Una noia mortale.
C’è pure la storia della protagonista femminile: una bambina con un ritardo mentale che, crescendo, diventa una bella ragazza e s’innamora del protagonista “buono” e… e cosa le succederà mai? Viene violentata e picchiata dal “cattivone” e il suo nuovo gruppetto di amici capitalisti, inquadratura dell’occhio perduto e traumatizzato della ragazza, ciò scatena le ire del clan dei siberiani e  il “cattivo” viene ucciso dal “buono”… Mai sentito, eh?!?
E durante tutto questo, sempre e continuamente “emozioni cercasi”.
La prima parte del film che narra l’educazione dei ragazzi e il loro percorso di crescita all’interno del clan dei siberiani non è malissimo, ma era chiaramente un’”introduzione” alla seconda parte nel quale il film sarebbe dovuto decollare ed invece, come detto, non succede nulla di tutto ciò.
Tirando le somme, salvo le ambientazioni scenografiche e qualche scena qua e là nella prima parte del film: davvero troppo poco.
Colonna sonora classica “da film americano” e, su quelle note, al passaggio dei titoli di coda, finalmente mi sono alzato e sono andato a casa, non stupendomi per niente del fatto che, come me, tanta gente stava fuggendo verso l’uscita borbottando la propria delusione, prima ancora che avessero riacceso le luci in sala.
Dai Salvatores, ripigliati e andrà meglio la prossima!
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. Nel complesso sono d'accordo con te. Regia e scenografia accettabili (mi è piaciuta la sequenza della macchia di sangue che s'allarga sul fianco di Koljma, poi il bianco ovunque e il ghiaccio che scorre) ma intreccio piuttosto prevedibile.
    Vero, prima parte meglio, nel secondo si liquida tutto in fretta e con facilità, anche se almeno è stato evitato il duello finale.
    Elena, chacchierando nel cortile del Conservatorio di Milano, era più soddisfatta durante l'intervallo che alla fine della proiezione.
    C'è da dire che non mi pare un film moltp ambizioso. E' un filmetto con ritmo accettabile e una regia uguale. Toh, 6 glielo do proprio perché non punta in alto.

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