Nel 1977 si è giocato un All Star Game della commedia italiana
che è scesa in campo con un quartetto base formato da Alberto Sordi, Ugo Tognazzi,
Vittorio Gassman e Ornella Muti. In panchina a dettare gli schemi si sono
alternati Mario Monicelli, Dino Risi ed Ettore Scola. Le regole del gioco erano:
pochi minuti per tutti con lo scopo di mostrare e descrivere uno de “I nuovi mostri” che si aggiravano per
le strade del Paese, facendo divertire lo spettatore.
Ma veniamo alla cronaca.
Inutile dire che il gioco decolla
subito e il merito va ad un grande Vittorio Gassman che, nei panni di un
cardinale di passaggio in un paesello irrequieto, tira fuori un’arringa
funambolica, tanto da zittire il vento di protesta e far tornare il gregge
smarrito alla parola del Signore, facendo dimenticare loro i veri problemi
della comunità in un istante, e il coach Dino
Risi deve solo stare seduto tranquillamente in panchina a guardare.
Prima di cedere il posto a Mario
Monicelli, il regista milanese dà una graffiata in prima persona rapida e
dovuta e con il subentro del secondo
coach il gioco rimane ugualmente spettacolare, anche perché a scendere in
campo sono le curve e lo sguardo da gatta dell’allora giovane e splendida
Ornella Muti. Ma il massimo momento di spettacolarità del gioco viene raggiunto
con la scesa in campo di Alberto Sordi diretto a dovere e con attenzione,
ancora da Monicelli, perché schierato in un ruolo inedito.
Arriva anche il momento di Ettore
Scola e i suoi schemi risultano altrettanto efficaci e vanno a colpire al cuore
la difesa dello spettatore che inizia ad odiare un po’ se stesso, in quanto
appartenente alla nazione, in particolare con “Come una regina”, mentre si
registra una grande prestazione anche di Ugo Tognazzi in “L’uccellino della Val
Padana” e, “va’da’via el cu’!”, in
coppia con Gassman in “Hostaria”.
La caratteristica più fastidiosa
che accomuna tutti i “mostri” è l'inconsapevolezza e la convinzione di essere,
comunque, dalla parte del giusto (come per “I mostri” di Dino Risi del 1963),
allo spettatore questo arriva, le risate dagli spalti si sprecano e i tre punti
sono già praticamente in cassaforte.
Dino Risi rende omaggio alla
bellezza di Ornella Muti e riesce addirittura a rendere meno insopportabile
l’arcinota (allora appena uscita) canzone di Tozzi, ma subito prima dello
scadere del tempo il gioco si esaurisce in una, ormai prevedibile, risata amara.
La partita viene conclusa, a risultato
ampiamente acquisito, con Scola in panchina che improvvisa uno schema che
prevede Alberto Sordi in prima linea a concludere in musica, cantando “sì, siam
fatti così in Italy!”.
Le stelle della commedia italiana
sono un po’ sacrificate in episodi di pochi minuti, ma il limite degli All Star Game è questo: tanti fenomeni,
ma poco tempo e spazio per tutti.
Ad ogni modo, il gioco è risultato
divertente, i mostri sono stati smascherati, la partita quindi è stata
ampiamente vinta e il pubblico è tornato a casa soddisfatto.
(Ste Bubu)
Autori gloriosi e attori grandiosi. "Che ve lo dico a fare?". Viene proprio da dire "i dettagli fanno la differenza". Attori che curano ogni minimo particolare: Tognazzi, da questo punto di vista, è un mostro sul serio; le sue mezze frasi, le minime espressioni che rendono grande un'interpretazione (""beh, si va via così?"). Episodi che sono un concentrato puro di arte cinematografica (nell'ultimo episodio, al funerale, sono le impalcature sullo sfondo a dar corpo alla dissacrante celebrazione, ancor più delle battute e i balletti). In alcuni casi c'è addirittura da emozionarsi (la vecchietta che entra nell'ospizio è un'immagine struggente). L'episodio poetico dei due barboni, inno alla vita, coi suoi complicati affanni e semplici sorrisi. Gasmann che rigirerebbe chiunque da quel pulpito, quello sganassone arriva sul faccione di noi tutti, le sue parole sono quelle dei potenti che noi investiamo del loro potere. Tanti graffianti affreschi tristemente sempre attuali, sulla disfatta di tutti i valori (basta che il barman del Jackie'O...faccia delle BOMBE!) Come detto dal buon Filippo, che mi ha passato la versione intergale di 14 episodi, "saremo per sempre orfani di attori di quell'epoca".
RispondiEliminaDivertente anche giocare a indovinare chi sia l'autore di ciascun episodio; ho azzardato su qualcuno:
- "quello della hostess NON può averlo girato Monicelli (e sospetto Scola)"; quasi, l'episodio "Senza parole" fu diretto da Risi.
- "quello dei barboni NON può averlo girato Scola (e primo indiziato è Monicelli, of course)"; ancora quasi, "Mammina e mammone" fu diretto da Risi.
Forse, il mio, è solo un capriccio: primo perché non sono un esperto, due perché si tratta di autori che dalla loro avevano anche la duttilità dei grandi.
Inquietante e Meraviglioso.