Prendere la malattia alla leggera

Non so come sia capitato nella mia videoteca questo “50 e 50” del 2011,  ma ieri sera dopo una botta di grande Settima Arte e rabbia con “Sciopero!” di Ejzenštejn (rimando per i “nuovi” cinerofumiani: guardatelo e leggetevi la recensione di Depa), in seconda serata di un piovoso venerdì dedicato al cinema, ho pensato che un salto nel buio in una commedia americana moderna ci poteva stare. Mi è andata bene: diretto da tal Jonathan Levie e sceneggiato da il signor Will Reiser, questa pellicola direi che si merita un’ampia sufficienza.

I “freakettoni” degli anni ‘30

Ieri sera ennesimo esordio in sala Ninna (ormai non si contano più): Frank Capra fa la sua prima comparsa con “L’eterna illusione” (“You can't take it with you”), commedia del 1938.
Una pellicola nella quale l’amore batte il potere, la solidarietà batte la carità e la semplicità la borghesia.

Bienvenue Pierre...Yoyo!

Ueila! Che "chicche" che spuntano ogni tanto allo Spazio Oberdan. Due giorni fa, io ed Elena abbiamo fatto la conoscenza di un regista francese classe 1928, un po' defilato anche in patria, alle spalle del più celebre Jacques Tati, di cui fu apprendista. Pierre Étaix è un autore principalmente comico, quindi, ma con quella sensibilità a forma di lacrima che può avere solo chi ha fatto gavetta nei cabaret e, soprattutto, nei circhi. "Yoyo" è una sua affascinante e stravagante opera del 1964.

Quant'affanno lungo le stagioni

In sala Uander, ieri sera è stata un'altra ora e mezza di Kim Ki-duk, di poesia creativa e coraggiosa. "Primavera, estate, autunno, inverno...e ancora primavera" è una pellicola del 2003, con cui il regista sudcoreano (regìa, soggetto, scenografia e montaggio) mostra di essere artista completo, a suo agio con ogni tipo di narrazione. E, soprattutto, in grado di emozionare come bambini quei due sul divano (io ed Elena).

La casa delle risate

Ieri sera mi sono gustato ventidue minuti di grande comicità grazie al cortometraggio “One week” (1920) di Buster Keaton, coadiuvato alla regia da Eddie Cline. E’ stata la terza apparizione in sala Ninna dell’attore, sceneggiatore e regista statunitense che raggiunse il massimo splendore artistico negli anni ‘20 e, anche questa volta, non ha deluso le mie aspettative.

Tanto va la gatta...di Ophüls

Ieri sera, ancora nel freddo milanese che mi sta iniziando seriamente a rompere le palle, al Circolo Familiare di Unità Proletaria, è stato proiettato il penultimo film di Max Ophüls (e della rassegna a lui dedicata). "Madame de..." (in italiano "I gioielli di Madame de...") è stato girato nel 1953 e, per quanto sia permeato della ben nota eleganza stilistica del regista tedesco, lascia qualche dubbio sul ritmo della sceneggiatura, riuscendo in ogni caso a ribadire uno dei concetti cari all'autore: l'amore gioco pericoloso, prima affrontato con leggerezza, poi subìto con afflizione.

L’All Star Game della commedia italiana

Nel 1977 si è giocato un All Star Game della commedia italiana che è scesa in campo con un quartetto base formato da Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Ornella Muti. In panchina a dettare gli schemi si sono alternati Mario Monicelli, Dino Risi ed Ettore Scola. Le regole del gioco erano: pochi minuti per tutti con lo scopo di mostrare e descrivere uno de “I nuovi mostri” che si aggiravano per le strade del Paese, facendo divertire lo spettatore.
Ma veniamo alla cronaca.

Sedici piacevoli omicidi

Il regista John Landis, popolare per “Animal House”, “The Blues Brothers” e “Una poltrona per due”, nel 2001 tornò a dirigere un film cinematografico dopo ben dodici anni di inattività: “Ladri di cadaveri” è una commedia originale e piacevole, che non ebbe un grande successo, ma, a mio parere, può essere considerato un buon “ritorno in campo” per il regista di Chicago.

Un Oliver Stone mediocre

Dopo una settimana dedicata quasi in toto alla visione di gran bei film in bianco e nero, visti con grande piacere e con lo scopo di aumentare il mio bagaglio culturale di cinefilo, ieri sera avevo voglia di colori, azione e “modernità”, così ho messo su “Le belve”, ultima opera di Oliver Stone, girata nel 2012.

Buster Keaton genio volante

Il grande Buster Keaton aveva fatto solo una comparsata in sala Ninna in “Luci della ribalta” di Charlie Chaplin e venerdì notte, con la commedia muta “Le sette probabilità” (1925), è giunto anche il suo momento… ed è stato il classico “esordio col botto”!

Burton, Welles e “il peggior regista di tutti i tempi”…

“Plan 9 from Outer Space” è un film horror fantascientifico del 1959 scritto e diretto da Edward D. Wood Jr.. Considerato il film più famoso del regista, venne completamente ignorato dalla critica fino al 1978, anno della morte del regista, quando i critici Medved e Dreyfuss lo definirono "Il peggior film di tutti i tempi". Qualche sera fa ha vinto la mia curiosità e l’ho visto (…confermo), dopo che la sera prima, in sala Ninna, mi ero gustato “Ed Wood”, film-biografia del 1994 che Tim Burton girò in memoria del regista divenuto "il peggior regista di tutti i tempi".

Tetsuo si trucca un po'

Bene. Serata tranquilla in sala Uander. Il primo giorno di primavera si trasforma in un senza tempo senza luogo assordante. "Il martello di carne" ("Tetsuo II"), del 1992, è il secondo episodio del regista nipponico Shinya Tsukamoto, a distanza di tre anni dal primo. Quasi ugualmente delirante.

Il Cybercinema di Tsukamoto

Appena terminata la visione di "L'uomo di ferro" ("Tetsuo"), del 53enne giapponese Shinya Tsukamoto, si è ancora un po' sotto shock. Non male quest'esperienza, inventata nel 1989, tutta particolare, costruita sugli effetti visivi e sull'atmosfera allucinante.

Tolleranza zero colossale

Ieri sera, in sala Uander, ho potuto portare avanti il discorso intrapreso sabato scorso. Eccomi quindi a scrivere sulla seconda celebre "creatura" di David Wark Griffith: "Intollerance", maestosa pellicola del 1916. E' passato solo un anno circa dal film che passò alla storia per le reazioni nelle sale e nelle strade (rispettivamente, esaltanti e rabbiose), ma Griffith appare maturato come un vecchio del mestiere, riuscendo ad orchestrare alla perfezione ogni elemento, dalle colossali scenografie al montaggio dinamico, dall'intreccio affascinante alla sbalorditiva inventiva tecnica.

E Griffith creò la Settima...

Sabato scorso (sempre parte di quel week end che ho definito "potente"), nella sala genovese di Santa Brigida, è stato proiettato un film storico. Film che ha permesso di entrare nella nostra iniziativa ad un padre di quest'arte che amiamo così tanto. Dobbiamo molto allo statunitense David Wark Griffith, il quale, secondo un'opinione condivisa, introdusse le moderne regole della narrazione cinematografica. Se un certo Ėjzenštejn constatò che "Griffith è dio padre. Egli ha tutto creato, tutto inventato..." qualcosa sotto ci sarà. Noi ci limitiamo a vedere cosa ci fosse davanti, partendo da "La nascita di una nazione", sorta di kolossal storico (sulla scia degli italiani che raggiunsero la fama) risalente al 1915.

Pazzi per la guerra

Kim Ki-duk anomalo ieri sera, in sala Uander. O forse no...vediamo un po'. Il regista sudcoreano, un anno dopo il truce ragazzo cattivo, tirò un altro pugno, anzi, lanciò una granata vera e propria su un'altra zona d'ombra di ogni società. BOOM contro il militarismo: "La guardia costiera", nel 2002, fece a brandelli le membra dei soldati di tutti i gradi, ciechi pazzi pupazzi.

Quando Amleto s'inkazza

Venerdì scorso, all'inizio di uno dei week end cinematografici più "potenti" che ricordi, in sala "Santa Brigida", ho avuto l'occasione di vedere "Amleto si mette in affari", pellicola del 1986 di Aki Kaurismäki, che permette di cogliere, una volta di più, l'acutezza e l'originalità dell'opera del regista finlandese.

I volteggi d'amore di Ophüls

Ieri sera, al Circolo Familiare di Unità Proletaria, proprio dove Martesana e Viale Monza s'incrociano, accanto al chiassoso "Zelig", è stato proiettato un altro gioiello dell'opera di Max Ophüls. "Il piacere", del 1952, parte da tre racconti dello scrittore Guy de Maupassant, per giungere ad un cinema perfetto, fatto di movimenti macchina affascinanti e attori che danzano elegantemente su una scena in cui perdersi è delizioso.

L' "ubi Maior" dei Dardenne

Ieri pomeriggio, nella sala di Santa Brigida, c'è stata la proiezione del film "La promessa", girato nel 1996 dai Fratelli Dardenne, allora quasi esordienti per il grande schermo non documentaristico. In questa pellicola si riconoscono bene sia i temi e sia gli stili cari ai due registi belgi.

Burton e l'aldilà che vale

Ieri sera, in sala Uander, è ritornato a farci visita Tim Burton. Sotto le vesti di pupazzi animati da tecnologie avanzate varie e, soprattutto, dalla fantasia degli autori (alla regia anche un Michael Johnson, scegliete voi quale). "La sposa cadavere" è del 2005.

Vatti a fidare degli angeli biondi

Il quarto film di Orson Welles è una caotica danza sui flutti dei mari tropicali; lo spettatore travolto dalla passione e dal delitto, intrecciati in maniera complicata, gioco di specchi in cui è facile smarrirsi. "La signora di Shanghai", del 1947, ha come interpreti principali lo stesso Orson Welles e la bellissima Rita Hayworth, incorniciata più che mai dalla maestria del regista.

La legge è contro per tutti

Altro giro, altro Orson Welles. Il regista che venne dal Wisconsin, nel 1962, portò sullo schermo, rielaborandola, la celebre opera letteraria di Franz Kafka, volteggio frustrante ed imbarazzante nel teatrone del mondo legislativo: "Il processo" è un vertiginoso percorso nella follia in cui si può precipitare entrando nelle sabbie mobili della legge, senza colpa: hanno armi a sufficienza ed munizioni infinite, tante quante le sentenze da emettere.

La verve comica di Hitchcock

E’ un periodo che, volente o nolente, m’imbatto spesso nel mio genere preferito, ovvero la commedia. “Il signore e la signora Smith”, pellicola del 1941, ha alla regia il “signore del thriller” e “maestro del brivido” Alfred Hitchcock, ma è una divertente e romantica commedia, nella quale il Maestro usa le sue solite “geniali malizie” con il solito scopo di far sobbalzare lo spettatore dalla poltroncina, ma, questa volta, dalle risate!

Welles non scappa a Welles

Questa sera, allo Spazio Oberdan, super giallo thriller, filmone confezionato da Orson Welles nel 1946: "Lo straniero" è un gioiello con carati di ritmo e fascino, due aspetti amalgamati alla perfezione, marchio di fabbrica del grande regista.

L'amore gira

Secondo incontro col regista tedesco Max Ophüls. Dopo aver visto dell'amore non corrisposto, questa volta è il turno dell'amore di entrambe le parti; non quello profondo, annullante, bensì superficiale, costretto dalla forza centrifuga della giostra a risiedere lontano dal cuore, ad ammaliare lungo il cerchio esterno con figure che, sovrapponendosi a gran velocità, rappresentano una realtà che non è. "La ronde" è un film del 1950.

Gilberto Govi e il cinema si incontrano

Gilberto Govi (1885-1966), fondatore e maggior interprete di sempre del teatro dialettale genovese e considerato uno dei simboli della città della Lanterna, nel periodo bellico e post bellico si cimentò come attore cinematografico in quattro film dall'esito, a dire il vero, da quello che ho letto, piuttosto insoddisfacente. Tuttavia, per la grandezza del personaggio (e per l’adorazione che ho per lui), ho deciso che almeno un suo film andava visto e analizzato.
Ho scelto “Che tempi!”, pellicola di Giorgio Bianchi del 1948 tratto dalla commedia teatrale “Pignasecca e Pignaverde” di Emerico Valentinetti.

Mario Mario Mario leon leon leon!

Nel 1966 uscì nelle sale “L’armata Brancaleone” di Mario Monicelli, da molti considerato come “il capolavoro assoluto del regista”, vincitore di tre nastri d'argento, presentato in concorso al 19’ Festival di Cannes e soprattutto… proiettato venerdì notte in sala Ninna!

Un'altra "follia" di Scorsese

Il peggior Martin Scorsese di sempre, secondo la critica, ma soprattutto secondo il pubblico, tanto che, a causa del cocente insuccesso al botteghino, il regista fu costretto ad avvalersi di una produzione indipendente, per il suo film successivo. Ma questo “Re per una notte” (1983), ennesimo “delirio” del regista newyorkese, a me non è dispiaciuto per niente…

Stop the war!

Brian De Palma grida con tutta la voce che ha in corpo: “stop the war!”
Il regista del New Jersey, con “Redacted” (2007), racconta le giornate di una pattuglia di soldati americani di stanza presso un checkpoint in Iraq , attraverso le voci dei protagonisti, ripresi con una piccola videocamera a mano da un loro commilitone (miao), a cui alterna immagini con cinepresa fissa che mostrano le sensazioni, le emozioni e lo stato dei soldati americani e dei civili iracheni.

Il secondo magico Pasolini

Questa sera, in sala Uander, Io ed Elena abbiamo recuperato un dente mancante. "Mamma Roma" di Pierpaolo Pasolini è un titolo che sta a pieno titolo tra le colonne di quel Partenone cinematografico di cui parlammo anni fa. Il regista romano d'adozione, un anno dopo il suo strabiliante esordio, richiama a corte quel Franco Citti che fulminò la critica, vi invita la più brava attrice italiana dell'epoca, un'incredibile Anna Magnani, e confeziona, in carta di giornale, roba da borgata, un gioiello in bianco e nero.

Alla faccia del "Tesoro ti sento lontano!"...

Ieri sera in sala Uander, io ed Elena abbiamo portato avanti il discorso Stanley Kubrick, godendoci l'esatto bianco e nero di "Lolita", film del 1961 tratto dal romanzo scritto nel 1955, del pietroburghese Nabokov. La sfida fu estrema per il regista di New York, ma il VI° capitolo della sua carriera testimoniò come questi fu artista (perché/perciò) in grado di interpretare un'opera d'arte e da essa inventarne una con vita propria.

Il primo Mendes è all'acqua di rose

Sabato scorso, in sala Vecchia, abbiamo invitato il regista britannico Sam Mendes, il quale, nel 1999, esordì con una pellicola roboante, dal fascino immediato, puntando sull'effetto imbarazzante di alcuni passi della sceneggiatura e su quello inebriante della fotografia "pop": "American beauty" è un accattivante, acuto quanto "politicamente scorretto", attacco alla società contemporanea, eternamente distratta da vuoti valori, al punto da non vedere la rosa nel proprio giardino.

L'Amarcord della Radio di Woody

Nella folkloristica (un po' freddina) sala genovese di piazza Negri, venerdì notte è stata inserita la VHS di "Radio Days" di Woody Allen, gioiellino del 1987, elegante tributo alla fonte prima delle sue fantasie di ragazzino.

A tutti i cittadini Kane

Tutti in piedi. Orson Welles. 1941. "Citizen Kane", il cittadino Kane nel suo castello, capolinea del suo personale Viale del Tramonto. Su "Quarto potere" sono stati realizzati articoli, libri, documentari, di tutto e di più. Sul 'Rofum, adesso, solo umili impressioni personali su questo mostro sacro della Settima.

La prima del Leone

Sabato sera, dopo la classica cena al Veliero con papà, è tempo di andare dritti a casa, scegliere una videocassetta e piazzarsi sul divano. Dopo aver visto i primi due capitoli della "trilogia del tempo", questa volta tocca al primo episodio della cosiddetta "trilogia del dollaro" (la logica non abita qui). Ormai avete capito...regia di Sergio Leone, musiche di Ennio Morricone, interpreti (tra gli altri), Clint Eastwood e Gian Maria Volonté: "Per un pugno di dollari", del 1964.

Niente di nuovo dal "grande" cinema occidentale

“Argo” è il film che con 3 premi Oscar (miglior film, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio) ha sbancato l’ultimo Festival del cinema hollywoodiano. 
Mi sono avvicinato a questa pellicola con la giusta dose di curiosità e un filo di sano scetticismo e, alla fine, il prodotto di Ben Affleck mi ha trasmesso più sensazioni negative che positive.

L'amicizia prima di tutto

Dopo la delusione “Educazione siberiana” di domenica pomeriggio, la mia voglia di un film di Gabriele Salvatores era rimasta insoddisfatta così, ieri in prima serata, mi sono buttato su una sua pellicola del 1990 di cui mi avevano parlato bene circa due anni fa e poi era finita nel dimenticatoio. “Turné” è una classica (ottima) commedia (all’) italiana nella quale il sorriso e i buoni sentimenti la fanno da padroni.

Prego si accomodi, herr Ophüls

Questa sera, al circolino sulla Martesana di cui vi ho già scritto, io ed Elena abbiamo avuto la possibilità di fare la conoscenza di un celebre regista del passato; il viennese Max Ophüls (1902, 1957) c'ha porto la mano che stringeva una "Lettera da una sconosciuta" (1948), dramma rosa sull'amore univoco, non corrisposto; quando, insomma, il 100% e più, viene tutto da un lato solo. Produzione hollywoodiana, tormento europeo.

Dai Salvatores, ripigliati!

Ieri pomeriggio, dopo la solita partita “a livello di Doria”, sono andato al cinema del Porto Antico, spinto dalla curiosità di vedere l’ultima opera del regista e sceneggiatore napoletano Gabriele Salvatores. "Educazione siberiana" è tratto dall'omonimo romanzo di Nicolai Lilin e, sapendo quali erano i temi, il periodo storico e il genere, pensavo potesse essere un gran bel film proprio perché di Salvatores e invece è stato una delusione.

Passano gli anni, ma non la "fame chimica"...

Nel 2004 uscì nelle sale “Fame chimica”, pellicola che ha alla regia la semi-sconosciuta coppia Antonio Bocola e Paolo Vari e, come interpreti, una sfilza di esordienti e semi-esordienti, ma il risultato è assolutamente più che soddisfacente: la pellicola, infatti, non sarà un capolavoro di tecnica ed estetica, ma emoziona, raccontando la vita di (un) quartiere in maniera decisamente realistica, tanto che chiunque di noi (coetanei dei protagonisti del film) può ritrovarsi (ventenne) in almeno uno dei personaggi… e scusate se è poco!?!

Sempre avanti, Miriam

Questa sera, mio ultimo appuntamento alla rassegna di quest'anno sul cinema israeliano. Colgo l'occasione per ringraziarne i curatori; sia quest'anno, sia quello precedente, le pellicole sono state di buon livello, per il sottoscritto;compresi i documentari che, quale più quale meno, hanno sempre offerto il là a spunti e riflessioni interessanti e doverose. Scrivevo, l'ultimo incontro è stato con la signora Miriam Weissenstein, tenace classe 1915 che non abbandonerà mai il suo posto: "Lo studio fotografico" ("Life in stills"), è un documentario scritto e diretto da Tamar Tal.

L'amore secondo Woody

I film di Woody Allen sono come le ninna (e come i film di Chaplin): uno tira l’altro. Così, ieri sera in sala Ninna, altro grande Woody. Correva l’anno 1977 e il regista newyorkese sfoderò una delle sue più grandi opere: “Io e Annie” (“Annie hall”) è una commedia, capolavoro della settima arte.