Nel 2005 il danese Nicolas Winding Refn abbellì il suo intenso e violento corridoio criminologico con un terzo quadro: "Pusher III". "Terzo ed ultimo capitolo dell'omonima trilogia uscito a nove anni di distanza dal primo capitolo e ad appena un anno dal secondo", condensa, raggrumandosi su cellophan, la sua poetica dei dannati del crimine.Milo, povero Milo. Ce la sta mettendo tutta. Uno spacciatore non dovrebbe farsi. Ma c'è dentro fino al collo. Ci sta provando. Ma i bassi pompano alle tempie, si sente più buono, ama la vita. Una vita artificialmente morta, quella che pare escalation di violenza, circolo vizioso in fondo allo scarico del tritarifiuti (umani), frattaglia disumana d'altronde siamo, ci vogliono. Un polacco un albanese e due russi, barzellette tossiche di una società che offre corsi anonimi, per resistere davanti alle vetrine, star-system, allo sguardo scollato d'una figlia da viziare. Realismo squallido, e viceversa, splendido inquietante, "Macelleria!", qualcosa nell'aria tra i reietti ribelli inetti, di sudato, unto, ingellato. Martelli, catino, presa, posseduto impossessatosi della situazione, e viceversa, il Milo del croato Zlatko Burić avanza morente verso un'altra, l'ultima?, cupa alba.
(depa)
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