Mud & Sun

Pesce d'aprile pescato dal porto di San Pedro (L.A.), dagli splendidi docks di Josef von Sternberg. Il regista viennese, emigrato a Hollywood prima di altri e capace di "sontuosi drammi psicologici", nel 1925 esordì con lo splendido affresco dei "Cacciatori di salvezza", Figli del fango in cerca di luce, testimonianza di un autore sensibile e, ancora, indipendente.
Film scritto e diretto dall'austro-ungherese, "Dedicato ai derelitti della terra". Nel cast George K. Arthur, produttore assieme a lui. "The thought", creatore e distruttore, che la pellicola non può riprodurre. Come un porto, miseria di relitti e pesci morti. Affresco sociale impietoso quanto delicato, con splendide immagini commentate da didascalie evocative (metafore). Incombono macchine dalle dimensioni disumane, sui figli del fango. L'insofferenza per un posto al sole, via dal pantano! Meravigliosamente intenso, amaramente realistico. Sensibilità europea, poetica chapliniana degli ultimi (il londinese se ne innamorò), in uno scalpitante e sbigottito cinema sulle sofferenze. Rassegnazione da "dio benedica questa casa" fa spuntare le ali dell'immaginazione, subito tranciate dalla fame. Le prime solitudini di un'alienazione ormai pandemica (mentre gli adulti si crucciano, i bambini vanno al sodo). I sogni di ciascuno si realizzano in réclame. "Un'altra battaglia per la vita vinta!". "Non sono le condizioni, non è l'ambiente, ma è la faith a controllare la nostra vita!". I figli del sole avanzano, ma, a parte l'improvvisa rivalsa finale, una pellicola zuppa di sconsolazione.
(depa)

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