Al centro dei dolori

Sempre un piacere...incontrare Luis Buñuel. Quant'era? Cincos anos! Del 1951, "La figlia dell'inganno", splendido dramma sulle miserie umane, è la quinta pellicola del suo "brillante" periodo messicano. Da vedere.
Dal romanzo "Don Quintín El Amargo" (1924) di Carlos Amiches. La maturità dell'interpretazione di Fernando Soler (1896-1979), l'ammaliante dignità della colombiana Alicia Caro (1930, astro del periodo aureo C. messicano) y la contagiosa euforia di Fernando Soto. E con Ruben Roco, angelo eroico e spericolato.
Gustoso attacco musicale, con la lampadina spenta a tirar giù. "Maria!". Il quadro già quasi completo. Nessun paese per onesti. Basta uno sguardo, il primo, per un sospetto (regia e attori). "Sfortuna" senza speranza, per alcuni, "Santo Niño de Atocha" per altri. Ma il tempo trascorre nel buio e i venti diventano tempesta. Il "cavalier" "Home run" supererà il colloquio con Angelito (grandioso il "Mantequilla" nazionale).
Don Quintin, ormai rabbioso mordace, cui piace il "caffè senza latte e senza gente", "odia l'umanità". Riempie vuoti di prepotenza. Ma l'amore cresce "come parietaria attaccata ai muri" e Marta "s'incontra e si scontra con" Paco e così...! Vola via, Martita!
Finale d'autore, una festa contornata da zone oscure. Ombre e luci che, mosse dalla sensibilità dell'artista andaluso, tracciano tutto il corso di questo emozionante dramma.
(depa)

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