Scali di vita

Ormai sul sicuro, mi affido alla filmografia di Josef von Sternberg. Anche "I dannati dell'oceano" (t.o. "The docks of New York"), del 1928, è un'intensa immersione nei sentimenti induriti e anelanti degli ultimi. A rischio il conto dei capolavori muti del regista di Vienna. Brividi.
"Paramount", George Bancroft roccia miliare è "The Stoker" (senza di lui me ne andrei). Il porto di New York, "strange cargo and stranger men". Bill rientra nella sua locanda sgangherata e chiassosa. Merita un ingresso memorabile. Una carrellata che ne introdurrà molte. La passione già esondava dagli sguardi dei personaggi di Sternberg. Una "chance" per Billy (e per Mae). A muso duro, Bill, come i portuali di un secolo fa. Cuori seccati da vani caldaia, strangolati da abbracci brutali, nella splendida scrittura di Jules Furthman (1888-1996). Altre due donne fatali, sole. La moscovita Ol'ga Baklanova è "Baclanova". Quindi ribadisco gli strepitosi interpreti, compresa Betty Compson (1897-1974). Notte da favola al bar del porto! Matrimoni da storia del cinema. But "Easy come, easy go". "So long, baby" che frantumano il cuore. Via tutto, per terra! Capolavorissimo (l'ago offuscato dalle lacrime), sulla commovente "strana gente" dei porti di mare. "Next case!".
(depa)

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