Quasi hard, invece moscio

Dopo l'ormai consueta cenetta in via San Pietro all'Orto, scodella di Lambrusco sempre di fronte, io e Marigrade ci siamo diretti verso l'Arcobaleno. In programma il fuori concorso "The canyons", del regista statunitense Paul Schrader (classe 1946). Film ultrachiacchierato, per vari motivi, non certo per aver lasciato un bel ricordo tra gli amici del cinema. Peccato, perché inizialmente avevo intravisto addirittura la nascita di un nuovo genere, il cinema "Malibù": SUV & tette, ville & cocktail, depravazione & potere.
A ben vedere, invece, i motivi che hanno tenuto questa pellicola sulle lebbra dei gossippari che bramosi circondano la Settima, sono davvero trascurabili. Il primo è rappresentato dai due protagonisti: la giovane e formosa Lindsey Lohan (1989), carta oro infinity per police dept. e cliniche disintossicanti, e un pornodivo dal nome roboante (James Deen, classe '86). Il secondo è l'autore che sta dietro alla sceneggiatura, Bret Easton Ellis ("American Psycho"): autore da scandalo, roba violenta e hard. Da qui la colletta su internet. Da qui le aspettative.
Il carattere sfrontato del film è evidente. Le immagini patinate fanno bene il loro, un po' eccitando, un po' irritando noi poveri mortali che una tipa con due tette aenormi (dittongo d'obbligo) a bordo piscina, per altro già leggermente alticcia, non la vedremo nemmeno nei sogni. Bolidi che s'aggirano tra strade larghe e pettinate, mediocrità infinita dietro le maschere di ciascuno, perversione come biglietto da visita. Più sei disposto a fare (e a farti fare), più avrai chances. Il film, saltando tra SMS, smartphone e InternetTV ci catapulta, pop music che alzerebbe la temperatura anche in un iglù, pare abbia le carte per un'atmosfera nuova, degenerata sì, ma in grado di intrattenere con brio. E invece, che delusione (la scommessa aveva coefficiente abbastanza elevato, invero). Quando ci si aspetterebbe un salto di qualità, una lettura nuova di quell'universo marcio e, ancora di più, una sua nuova rappresentazione...si consuma tutto nel più banale dei thriller, con vago (la felpa col cappuccio prima dell'omicidio è un marchio di fabbrica senza ormai più copyright).
Se l'intenzione di Schrader e Easton Ellis era quella di mostrare il vuoto malsano e pericoloso che riempie le vite di milioni di ragazzi drogati di successo e, quindi, sesso, senza via di scampo (il finale indica un circolo vizioso difficilmente arrestabile), ci sono vagamente riusciti; se, invece, era quello di girare un film degno di questo nome, coinvolgente e coraggioso, hanno fallito, smarriti tra scopate e hi-Tech. Perché, dopotutto, un film deve sì stimolare, ma non SOLO in questa maniera...
Storia davvero debole e interpretazioni più che mediocri (in cui la Lohan quasi quasi spicca, e ho detto tutto) lasciano questo film a terra; peccato perché colori e fotografia, design e pornosoft, promettevano di essere ingredienti mescolati in maniera innovativa e intrigante.
Voto: 5.
(depa)

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