E via. Si riparte. Anche quest'anno Venezia si trasferisce a Milano per una settimana. Ieri sono riuscito a raggiungere la solita compagna d'avventure cinematografiche, Marigrade, soltanto all'ultimo spettacolo. M'è andata bene, secondo quanto mi dirà pure lei: "Medeas", dell'esordiente regista trentino Andrea Pallaoro, emigrato nella Città degli Angeli per trovarne alcuni che nel nostro paese, a protezione della Settima, sono scomparsi da un pezzo...
..."Medeas" è un buon film, girato in maniera rigorosa, stile minimalista con gran subbuglio di sentimenti; emozioni a briglia sciolta nel grandi e profondi campi che trovano naturale traduzione nelle lande desolate di un'assolata campagna americana. La luce e la fotografia di questa pellicola avvolgono lo spettatore in non luogo tutto da esplorare, a bocca chiusa.
Il rischio d'autocompiacenza è stato tenuto a bada con evidente eleganza (solo nel saluto al nonno ho avuto qualche attimo di insofferenza). Quello che Malick non è ancora riuscito a fare (forse, solo nella "Sottile..."); il regista americano paciuga come un bambino all'asilo nido, Pallaoro rimane a galla. Resta negli occhi una pennellata affascinante (bellissima la passeggiata dei ragazzi ai piedi della collina coi tralicci). Eccola la sublimazione di immagini e conflitto, tanto cercata quanto invano dall'osannato regista texano. Le dinamiche interpersonali emergono deviate perché trattenerle è innaturale. Quando bambini e ragazzi possono spaziare, il castello di carte fantastico può ancora reggere. Se l'adulto intruso vi appoggia macigni tutti suoi, il crollo è prossimo.
Buona la prima.
Buona la prima.
(depa)
Produzione italo-statunitense. Voto 7.
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