Tra le sale cinematografiche, alcuni rimasterizzati di Éric Rohmer. Rispondiamo con proiezioni casalinghe, tra cui "Il ginocchio di Claire" del 1970. Il tocco noto del regista. Delicatezza e ironia, per mettere in scena le ineffabili supposizioni d'amore.
Distacco e umiliazione
Tornata la calma nelle sale, salta all'occhio il fermo impegno de "Gli amici del cinema" di Sampierdarena nello spingere Yasujiro Ozu. Tempi di inediti restauri, a quanto pare, quindi, dopo otto anni, teniamo il passo: "Figlio unico", del 1936, non è tra i film "Da non perdere" della nostra "bibbia"; ingiustamente, poiché oltre a essere il suo primo sonoro, ha intensità e temi che marchiano l'autorevole firma giapponese.
Mentini
"Coproduzione italo-brasiliana. Regista di Puerto Alegre. La "Grande Emigrazione" (1850-1880)...La comunità e il lutto...La traduzione del titolo è "Finché la canzone non finisce"...Virata epistemica straordinaria della protagonista...". Vediamo.
Talian e pentole. Contro la malinconia, ecco Filomena. Una generazione fugge, da Ave Maria e ossessioni lapidarie. "Orco, se vale!". Chiara, Abele Tedesco, è legata al suo mondo e ricettiva di nuovi viaggi spirituali.
Estetika
Altro film in sala, sempre rotante attorno all'estetica della donna ai tempi del Capitale, è quel "The substance" statunitense cui ho guardato con sospetto; errato col senno della visione. Debitrice agli autori che sulla materia corporea hanno forgiato la propria filmografia, questa disturbante pellicola presenta al Cinerofum la parigina, classe 1976, Coralie Fargeat: Dorian Gray ribaltato, cosa non si farebbe per la beltà.
Neon illusions
Frattanto nelle sale qualcosa s'è mosso. Per non perdere pezzi, in pomeridiana per ciò che pare l'ennesimo dramma al femminile, con la donna alle prese colla propria emancipazione: ma "Anora", di Sean Baker, non è un piagnisteo, anzi. "Ani" ha la determinazione e la disinvoltura di chi passa sopra a tutti.
Vedere l'altro
Il secondo appuntamento all'"Agenda Brasil" 2024, oltre la partecipazione di Elena, ha previsto un "drammatico/fantastico" carico di promesse spirituali verdeoro. "Estranho caminho", del 2023, del regista classe 1983 Guto Parente, nel suo 10° lungometraggio, supera le attese. Pellicola sensibile e non scontata.
Fatali illusioni
Dopo cinque anni rincontriamo Lars von Trier. Grazie al "DIRASS" e alla rassegna "Le prime volte - Nuovo cinema degli anni Novanta", il regista danese, "provocatore" per antonomasia tra i cineasti di fine secolo scorso, ha coperto il grande telo col suo bianco e nero rigoroso e scalpitante: "Europa", del 1991, non è il suo primo film, ma un noir cupo, dal taglio classico, con improvvise striature di luce. Oppressivo, pesante.
Il potere
Il mese di novembre è cominciato al cinema carioca presentato da "Agenda Brasil" tornato a Genova dai tempi pre-covid. Il primo appuntamento ha previsto "O mensageiro", del 2023, scritto e diretto da Lúcia Murat, "monumento della cinematografia brasiliana, con una lunghissima filmografia", presente in sala. Repressione di stato nel suo massimo fulgore.
Senilità
Molte pellicole si possono schivare, lo facciamo. Ma come Francis Ford Coppola. In realtà tutto era prevedibile (accaduto), pochi non tremano. Ma se anche Frd ci chiama...'Rofum risponde. "Megalopolis" è un'esplicita, infantile, allegoria.
Giostra amara
Nelle sale, questo mese, è stato possibile raccogliere alcune importanti pellicole di Éric Rohmer. Solo una c'è sfuggita, ma non "Le notti di luna piena" (1984). La perfezione della poetica rohmeriana, sensibile ed ironica.
Ancora distanze
A braccetto col viaggio di un uomo intrappolato nell'egoistica e ipocrita società democratica, un'altra pellicola efficace, urlata dall'altra parte del mondo. Dalla Payal Kapadiya, "Amore a Mumbai" (t.i. "All We Imagine As Light")
Tutto falso
Ancora in questi giorni nelle sale, il toccante e rabbioso "La storia di Souleymane", del parigino, classe 1969, Boris Lojkine.
L'amor non corre dritto
Ancora ispirato a "Commedie e proverbi", nel 1982, Éric Rohmer restò appresso ad una ragazza e le sue strampalate teorie amorose, quelle di ognuno. "Il bel matrimonio", del 1982, spumeggia con ironia sull'imprevedibilità delle corse amorose.
Superficialipity
Ancora in zona "Santa Brigida", ci siamo imbattuti nuovamente in William Wyler. Nel 1961, Wyler partì dagli spunti psicologici della scrittrice e drammaturga statunitense Lilian Hellman (1905-1984), da anni ormai affacciata sulle turbe dei suoi personaggi, per sfociare in una palude comunitaria. "Quelle due" sono interpreti straordinarie delle vittime delle ipocrisie sociali.
Tolleranzando
Mesi fa, in sala Negri, ci togliemmo qualche Steven Spielberg dalle scarpe. Maestro del marketing, re degli effetti speciali, nel 1982 conquistò un pubblico ormai proiettato nella vuota fantasmagoria degli anni '80: "E.T. - L'Extra-terrestre" è un film facile in cui gli specialisti si mettono al servizio di vendite e buoni sentimenti: blockbuster.
Para e Noia
Con Elena capita spesso di ritrovarci in TV. Per questo motivo, qui per il 'Rofum, qualche futile riga su "Moonfall", classico catastrofico (co)scritto e diretto nel 2022 dal tedesco, classe 1955, Roland Emmerich, autentico re dei blockbuster a tema.
Iscriviti a:
Post (Atom)