Sale cinematografiche affollate da pellicole straniere che,
come sapete, prediligiamo. Quindi, figurarsi, se Mino & Elena propongono di
vedersi alle 16 di sabato al “Sivori”, per una pellicola mediorientale…con la
Schygulla! Siamo già lì. “Yunan”, scritto, diretto e montato dall’esordiente
ucraino di origini libanesi Ameer Fakher Eldin (1991), è un raffinato quanto
addolorato film d’esilio e sradicamento.
Piazzole mute
Da una chiacchiera al “Grim” con un passante partenopeo, che ringraziamo per la proposta, con Elena eccoci nuovamente dinanzi al cinema italiano d’oggi (pure pagato, 4,99€!). L’esordiente Edgardo
Pistone, classe 1990, con “Ciao bambino” per un cinema che ricominci dalle
fondamenta. Piccolo e intenso, onestamente dalla parte degli ultimi.
Complicanze dovute
Al cinema per Darren Aronofsky, nonostante i pregiudizi per gli scorci intravisti di questa ultima uscita. “Una scomoda
circostanza” (t.o. “Caught Stealing”) quando ci si trova in una
sorta di commedia gangster sul destino quasi beffardo: non ridere
troppo, per non perdere la pelle. Temevo peggio, divertente e ben fatta.
Leonardo & Affini su Hanood
Nella grande Sala 1 del “City”, in una quindicina per il
recente “Leone d’Argento”, scritto diretto e montato dalla regista tunisina,
classe 1977, Kawthar ibn Haniyya. “La voce di Hind Rajab” grida uno dei
tanti episodi di inumana violenza perpetrati dalle Forze di Difesa Israeliane
(IDF). Una vocina, braccata e spezzata dagli eserciti degli Dei Guerreggianti, e da coloro che li armano, che
resterà per sempre.
Curva d'infanzia
E anche quest’anno Roger Donaldson è riuscito a intrufolarsi. Il regista australiano farebbe di tutto per giungere sul Grande Schermo, anche scrivere, dirigere e produrre un film come "Indian" (s.it. "La grande sfida”), del 2005. Biografico affettuoso sulle patetiche imprese, record di velocità, del motociclista neozelandese Burt Munro (1899-1978).
Occupa e deporta
Alla gaudente, promettente e mai più vista, prof. del "Cassini" incontrata alla raccolta beni per la Sumud Flottiglia, in imbarazzo per una maglietta “From the
river to the sea, Palestine will be free”, ha risposto la regista
statunitense Cherien Dabis, classe 1976 di origine giordano palestinese. In effetti, “Come se il 1948 non fosse esistito” è
proprio il sogno di ogni cuore solidale e coerente. “Tutto quello che resta
di te”.
Menti per bene
Cinema blando di inizio settembre, meno male che, almeno, nelle sale c’è uno spagnolo: “La riunione di condominio” è il titolo della commedia che Elena ed io ci aspettiamo: feroce quanto basta per le nostre relazioni di homo oeconomicus. Scritta e diretta da da Santiago Requejo, classe 1985 al terzo lungometraggio, ha per t.o. "Votemos", che coglie con ironia l’imbroglio di fondo di una procedura già falsata dall'alienazione dei suoi partecipanti (abitanti).
Omuncolo morituro
Ormai ho la mia “segretaria” cinematografica. Tornare a casa
e sentire che “Stasera c’è il film d’esordio di quella regista di…” mette fiducia.
Il conforto di un disegno, un piano, quello che proietta sullo schermo il rape
and revenge scritto e diretto da Coralie Fargeat nel 2017: “Revenge”
già nel titolo, così che conti solo il “come” di una doverosa vendetta glamour.
Comanda Denaro
Ripartiti il 1° settembre, senza pause, con “Insider” (sott.it. “Dentro la verità”), diretto da Michael Mann nel 1999. Sesto lungometraggio del raffinato quanto astuto director di Chicago, il canale “La7” lo propone nel ciclo intitolato “Inchiesta”: le minacce delle multinazionali rendono thrilling anche il lavoro d’un giornalista. Ma nemmeno Al Pacino solleva da un gossip scontato.
I sogni son passeggeri
Quattro imperdonabili
mesi senza le proposte del buon “Foglio”. Lo richiamo da Hong Kong (…), tramite
Anthony Chan. Più attore che regista, classe 1952, risponde al telefono con “A fishy story”, del 1989, un
melò con stoffa hollywoodiana, ma dal taglio orientale. Tipo eclettico, “Foglio”.
Diversi dolori
Falso. L’ultimo film
d’agosto visto nelle sale è stato l’islandese “Frammenti di luce” (t.o.
“Ljósbrot”), del 2024. Scritto e diretto da Rúnar Rúnarsson, Reykjavík
1977, film d’apertura dell’ultima sezione “Un Certain Regard”, è una
compassata discesa nel lutto. Il dolore impazza sotto il ghiaccio immoto della
gioventù.
Niente da...tutto da...
Elena trotterella tra i trentini e mi ritrovo quasi
solo nell’enorme “Sala 1” del “Sivori” (un tizio, agli opposti: due re scacchieri) a
recuperare l’ultimo d’una notte di mezza estate: “Una sconosciuta a Tunisi”
(t.o. “Aicha” quindi per nulla ignota, ma il nome della ingenua e tenace protagonista).
Scritto e diretto dal tunisino, classe 1984, Mehdi Barsaoui, formatosi tra l’ISAMM’
di Tunisi e il DAMS di Bologna, qui al 3° lungometraggio; per me tra i più originali della stagione.
Pet boy
Prima che Elena raggiungesse la combriccola del Brenta, facemmo in
tempo ad andare al “Sivori” dove, nella “FilmClub”, eravamo in una manciata per
un’altra delle proposte estive del “CircuitoCinema”: “Breve storia di una
famiglia”, del 2024, scritto e diretto dal cinese Jianjie “JJ” Lin,
è un thriller domestico che ben sfrutta i canoni estetici affermatisi dall'oriente. A costo di originalità, buona fattura ed efficacia, che è facile
mostrare le magagne nelle riflessioni e nelle relazioni capitalistiche.
Adulto e vaccinaro
In televisione, forse ancora per celebrare la carriera di
Rock Hudson, “Torna a settembre”, del 1961, diretto dal newyorkese Robert
Mulligan (1925-2008). Vecchie e care commedie romantiche statunitensi. Quando
dietro ad un sorriso c’era un ceffone, dietro all’insulto l’amore ardente. Buona
scrittura, ottimi interpreti, tutto scorre senza scandali.
Per la noia degli altri
Era ancora luglio quando, con Elena, decidemmo di guardare. Dal
romanzo semiautobiografico, del 1978, dell’austriaca Ingeborg Day (1940-2011), aka
Elizabeth McNeill, incontriamo per la seconda volta l’inglese Adrian Lyne: “9
settimane e ½”, del 1986, è una sensuale escursione nell’Eros gioioso, con cadute
e distorsioni quando diventa sport nazionale: dominio e prevaricazione.
Per scherzo e per amore
Troppo cinema tra cui scegliere, Elena corre in aiuto
pronunciando le parole Roman Polanski. Mi attivo e in rete recupero “Per favore,
non mordermi sul collo!” (t.o. “The Fearless Vampire Killers”), del 1966. Quarto lungometraggio
del promettente regista francese di origine polacche, sbarcato in California
con molta ironia, tanta voglia di far festa con costumi e scenografie tipici
della Transilvania di Siusi.
Salute in Mobilitazione
Per "L'ultimo turno", scritto e diretto dalla svizzera Petra Volpe, nella grande e comoda Sala 1 del
“Sivori”, inattesa trentina di spettatori agostani. “L’ ‘assolutamente sì”,
rileva Elena...E in effetti, il terzo lungometraggio, in dodici anni, della
regista classe 1970, è un’attenta e curata pellicola sociale. Aumentano i
malanni causati da una società nociva che, tra l’altro, dichiara apertamente di
non essere interessata a curarli.
Famiglia
Completate le proposte cinematografiche di mezza estate. Nelle sale la buona e oculata selezione del “CircuitoCinema”. Cominciamo dall’ultima: ieri sera, nella "FilmClub" da una quarantina, eravamo io e una coppia di signore per una produzione hispanicoitalica senza sapori nostrani: “Casa in fiamme”, diretto dal barcellonese Dani de la Orden, classe 1989, già specializzato in commedie familiari, è un massacro del focolare a lieto fine, dark commedy dallo humor dalle stesse doverese tinte, per mettere a fuoco, letteralmente, incoerenze e ipocrisie proprie delle relazioni più prossime.
Le dita dello Stato
Con Elena, nella sale, abbiamo recuperato “Shayda”.
Film del 2023, scritto e diretto dall’esordiente Noora Niasari, regista iraniana
espatriata da bambina in Australia. In questo film autobiografico, il calvario
esistenziale di una donna-madre oppressa. Da un marito rincoglionito di fondamentalismo, da altri mariti che compongono lo Stato, che ha dita ben più lunghe del suo braccio armato.
Salva guardare ?
Con tali domeniche di sole, il cinema finisce
all’ultimo spettacolo, dove nella grande Sala 1 dell’“America” siamo con altri 6
sconosciuti per quello che viene definito un thriller-horror ricercato, con una
caratteristica lampante: a stretto giro mensile ancora con Steven Soderbergh: “Presence”,
dell’anno scorso 2024, intrattiene e suggerisce come un buon amico immaginario.
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