In TV, nella veste
restaurata nel 2021 dall’Istituto Luce di Cinecittà, è transitato “Al di là
del bene e del male”, del 1977: per noi la maniera per far accomodare in
sala 'Rofum Liliana Cavani. La regista di Carpi, classe 1933, con la sua 5° pellicola, ci
ha dispensato gocce bollenti del suo cinema antitotalitario e letterario.
Hotel Minerva, quante cose. C’è relax, musiche dal pianoforte…invece si soffre
umanamente. La morte di dio, una nuova morale! Parole, parole, dall’effluvio
inquieto di Fritz, all’anagrafe sassone “Friedrich Nietzsche”. Lipsia e Pietroburgo, un disgustato e una
vitale, tra morale e costume. Altisonanti dialoghi sui massimi sistemi, c’è chi
ci ha perso la vita, si scontrano con pelle e palle della plebe. L’Urbe
tripudio di postriboli, en plain air posticcio in un posto da riccio. Il
Paul Rée di Robert Powell può infastidire, ma è un ménage à trois tutt’altro
che nichilista, con l’amico Fritz intrappolato tra Sesso e Castità: tra
l’amica provocante, Lou von Salomé della parigina Dominique Sanda, e la sorella
isterica, l’Elisabeth Förster-Nietzsche di Virna Lisi. Tra Scherzo e Riso. Tra
i due litiganti, il (servos)terzo non gode.
Ancora morte (sifilide) a Venezia, sino a “Distruggere le nazioni, gli
idealismi, i buoni sentimenti! E la vita tornerà”. “La piccola borghesia non è
democratica, aspira ad avere l’uniforme”. “Antisemitismo dottrina da
birreria”, ma già il corsivo cede.
Lei è il Superuomo, lui è l’Anticristo, che passò il testimone al “secolo dei
pugnali”. Ok. M.d.p. sinuosa, ora
solenne ora brillante (grandiosa danza nel delirium infernale), per un
buon tocco autoriale (bottiglie in quel posto). Tra fango e foglie…uuuuhhhh….che
ricordi!
(depa)
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