Su "RaiMovie", all’interno del ciclo "Meravigliosamente classico", la fase dedicata a “Rock Hudson:
Cuore ribelle”. “a 100 anni dalla nascita [17-nov-1925] dell’attore
statunitense simbolo che ha sconvolto i canoni dello Star System Hollywood”. Causa
omosessualità, Roy Harold Scherer Jr, poi Fitzgerald, dovette fare incetta di
rospi. Questo dolore, abbinato al solido fascino, emerge quando diretto da Douglas Sirk, come ne “Il trapezio della vita” (t.o. “The Tarnished Angels”), del 1957, dal “Pylon” di William
Faulkner…
Quindi in bianco e nero nitido la “Universal International presents…”
Robert Hudson, ovviamente, e la chicagoana Dorothy Malone (1924-2018), con la
sua tenebrosa e affascinante Laverne. Sfinge sontuosa ma scalfita, dal “Roger
Shumann” del glaciale californiano Robert Stack, pilota ormai in picchiata verso
di sé. C’è anche il canadese Jack Carson, col suo tenero “Jiggs”, mollo come la panissa per una lady monumentale.
Show aerei, “macabri carnevali della morte”. Miss Laverne non sa che la
linea delle gambe è la prosecuzione di quella del sorriso?...“Razza differente”,
quella di Shumann, con “benzina nelle vene”: gli zingari del cielo, “eroi
dimenticati”. Roger Sh., malato di volo, è pronto a tutto, a supplicare, “a
strisciare nel fango”. A giocarsi l’amata ai dadi. Trinca, trinca (c’è il mardi
gras vero, in giro). Melò. Tutto prevedibile, ma quanto emozionante. “Si schianterà?”,
chiede Elena. Certamente. Ma osserva, laggiù, il figlio sulla giostra è una maschera
di lacrime! “Addio per sempre, mia Antonia”. Tra tanti “volgari lacchè”, non
senza provocazione e ironia, ora anche Hudson sa riconoscere quando un
cuore è pers...ehm, preso.
(depa)
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