Settlers At Work

Quella che in questi mesi potrebbe apparire una pellicola anacronistica, si rivela invece vibrante “propaganda politica”. “Happy holidays”, del 2024, secondo lungometraggio del palestinese, classe 1975, Iskandar Qubti (che gli valse un “Oscar” e una “Camera d’or”), è ambientato in salotti agiati, ma già pronti alla deflagrazione: anche questa è colonizzazione.
Dalla prima inquadratura, l’incisività del regista. Una ragazza con calze a rete su di un letto ospedaliero, attorniata da sguardi torvi… il quadro è chiaro. Un bomber bordeaux ribadisce, contribuendo tra l’altro al gioco delle apparenze. “Levati quella roba dalla faccia” conferma. Una scrittura immediata. “La strana storia di Rami e il suo bambino”. Pezzo dopo pezzo: il puzzle. Il femminismo, laggiù, più che essenza, è sopravvivenza. Didascalico? Sì. Anzi no, ma sì. C’è modo e modo, e contenuto.
“Esiste chi non mente?”. Nella nostra frammentazione esistenziale, siamo ottimi oratori, sin quando razzoleremo il peggio. “Banali errori che ti distruggono la vita”, ohua non drammatizziamo. “Nascondere tutto”, dice Elena. “Non so che cosa fare”. Addirsi al proprio status. Ipocrisia a briglia sciolta, comode falsità, in ogni volto che ci circonda. Ma dove siamo? A Gerusalemme o Haifa. E “che cosa è successo?”, qual è questo passato? “Che minacce?” (“Un arabo che minaccia un’israeliana è un caso di sicurezza nazionale”…).
Taglio accattivante, ritmo serrato coi temi caldi gettati in faccia, sul tavolo. Ottimi interpreti, di cui leggo “non professionisti”, con mia somma sorpresa, tra cui spicca l’insopportabile quanto tipica madre tossica de La Roba di ogni nostro dove. “Shalom”. Nella 2° parte il pus fuoriesce: le DIVISIONI…che NON SIAMO DALLA PARTE GIUSTA…LA GUERRA. “Esercitazioni”. A qualcuno NON INTERESSA. “La meno strana storia” del razzismo, “specie in Israele”. Ma sono miliardi gli specialisti per chi non si allinea. “Contro i tuoi stessi principi…per uno scopo più alto”. INADEGUATEZZA. Un genocidio si manifesta in molte forme: le bombe degli eserciti, la retorica sciovinista, le cliniche pediatriche. Infermiere soldato, penso, e difatti…Anzi, il genocidio è doppio e triplo poiché volontario premeditato da oltre cent’anni. Kurosawa a Gerusalemme, dove i punti di vista però sono indottrinati sin dai primi passi di (altri) innocenti bambini, a scuola di odio, a lezione di xenofobia, dove al termine dei corsi Bibi e i soldati diventano EROI. Contro l’INDIFFERENZA dei rumori artefatti (militarfascisti), per la resistenza, un finale grandioso, il silenzio disgustato e necessario.
(depa)

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