Con Elena, nella sale, abbiamo recuperato “Shayda”.
Film del 2023, scritto e diretto dall’esordiente Noora Niasari, regista iraniana
espatriata da bambina in Australia. In questo film autobiografico, il calvario
esistenziale di una donna-madre oppressa. Da un marito rincoglionito di fondamentalismo, da altri mariti che compongono lo Stato, che ha dita ben più lunghe del suo braccio armato.
“Australia, 1995”. I piccoli, così come i grandi. Shayda, diplomata nell’84,
sposata nell’85, poi la vita svolta, o deraglia. Sradicati, catapultati. In “una
casa famiglia”. Il ballo come legame col luogo remoto, o fuga da quello vicino.
“Non ho nessuna paura”, può aiutare. Non aver paura, facile a dirsi. Tra voci
che sono rumori. Tra ostili e qualche cuore, che Progresso. “Rinascita”, ma
ripercorrendo il dolore. La favola del ritorno nel proprio paese…
Atmosfera cupa, fotografia in penombra. Ma tagliate da improvvisi accecanti
raggi di luce, come i versi di un poeta che “sa tutto”, o come la primavera ( o
l’autunno ), come una caramella rossa. Regia retrò sapiente ed efficace e colpisce
il lavoro di scenografi e costumisti. “Nessuna vita è perfetta”, dicono i rassegnati;
“non possono avere tutti torno”, assicurano gli allineati. Ma non è con bugie e
promesse di bugie che si combattono patriarcato e integralismo. Regia, scrittura e interpretazioni rendono questo film nascosto più importante delle 4 persone nella "Filmclub", anche senza l'ottimo finale,
su di un’attesa che, in realtà, è già resistenza.
(depa)


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