Fai per tre

Sempre per quella storia di Steven Spielberg. Maestro indiscusso dell’intrattenimento fantascientifico, bisogna pur seguire le profonde orme lasciate sul percorso di successi al botteghino. Nel 2005 si cimentò in un classico disaster & alien invasion movie, con la distruttiva razza aliena palesatasi un bel mattino, ma che, trasportando su digitale l’omonimo romanzo del 1996 dell’inglese Herbert George Wells (1886-1946), poi così tipico non è: "La guerra dei mondi".
Innanzitutto l’eroe non è tale, ma un portuale che si ritroverà, senza colleghi militar-scienziati, a dover *** da solo dinanzi allo spaventoso nemico in forma aliena. I tre asterischi stanno per darsela a gambe, senza guardarsi indietro, né gli altri. Spielberg col budget inestimabile che riesce a gestire in 72 giorni di riprese, per una volta alle roboanti retoriche nazional-militari da salvezza mondiale, si sostituiscono silenzi terrorizzati. Due guizzi horror d’annata: i cadaveri trasportati dalla corrente del fiume e un grido agghiacciante. Plot semplice, compatto, letterario, che può rendere, non lo insegna il regista di Cincinnati, autoriale un blockbuster con (solo) Tom Cruise. Indicative le esclamazioni successive alla salvifica risoluzione: “ma cosa è successo? Chi è stato?”. Boh, tant’è che un certo quantitativo di esplosivo può sempre fare il suo.
(depa)

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