Pomeriggi finesettimanali autoleccanti
metaforicamente sino a un certo, la televisione può venire in soccorso.
Anche se la proposta è un esempio di forma senza contenuto, anzi meglio.
Glorioso già dimenticato ingresso di Kevin Costner regista al Cinerofum, “L’uomo
del giorno dopo” (t.o. “The postman”), del 1997, promette individualismi,
emancipazioni e indipendenze consapevoli, ma si accovaccia sulla bandiera,
solite stelle strisciate, palesando la visione ristretta di un non autore.
La seconda gemma delle quattro dell’attore californiano è un post-apocalittico
dai sentimenti così idioti da lasciar dubbi sulle sue capacità (mica cinematografiche!).
Eppure, la trama offriva critiche affilate attraverso un’umanità incapace
spaventosamente assomigliante a questa ultima. L’idea di un antieroe, postino per
caso, alle prese con la violenza cieca dilagante come unico valore, poteva
essere sfruttata. Ragazzi/e stiamo parlando del primo vincitore di tutti
i “peggior” premi; do You know Razzie? Soltanto su Saturno vi hanno trovato un
ché di accettabile. Solo da feriti, si resta sulla poltrona.
(depa)
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